Un impatto economico rilevante
Secondo un’indagine Nomisma commissionata da Airbnb, il valore di produzione delle locazioni brevi in Italia nel 2023 è stimato in quasi 8 miliardi di euro. Questo impatto economico ha supportato oltre 54mila posti di lavoro, a testimonianza del ruolo crescente di Airbnb nel panorama turistico italiano.
L’influenza di Airbnb si estende anche al contesto europeo, dove secondo uno studio di Oxford Economics per Airbnb, i viaggiatori che hanno scelto di soggiornare in appartamenti hanno generato benefici economici per 149 miliardi di euro in tutta l’Ue, 40 miliardi di entrate fiscali complessive e 2,1 milioni di posti di lavoro.
La flessibilità e la convenienza offerte da Airbnb hanno attirato un numero crescente di viaggiatori, con un 55% che ha optato per case vacanza fuori dalle grandi città nel 2023, con un raddoppio dei pernottamenti nelle aree rurali dal 2020.
L’impatto sul mercato immobiliare
Lo studio Nomisma ha analizzato l’impatto di Airbnb sul mercato immobiliare italiano, rilevando che gli immobili destinati alle locazioni brevi rappresentano l’1,3% delle abitazioni complessive a livello nazionale.
Se si considerano solo gli alloggi locati per almeno 120 notti l’anno, la percentuale scende allo 0,11% dell’intero patrimonio abitativo italiano. Tuttavia, nei centri storici delle principali città d’arte, la quota di locazioni brevi supera la media nazionale.
A Roma, ad esempio, gli immobili dedicati agli affitti brevi per almeno 120 notti l’anno rappresentano lo 0,5% del totale, ma nel centro storico questa percentuale sale al 4,5%. A Venezia, le percentuali sono dell’1,4% in media e del 3,5% nel centro storico. Firenze, invece, presenta una quota rilevante di annunci Airbnb nel centro storico, con un’incidenza del 16,9% delle abitazioni complessive, di cui il 6,1% con affitti brevi per almeno 120 giorni l’anno.
In generale, le regioni con il numero più alto di annunci Airbnb su abitazioni locali sono la Sardegna (3,8%), la Valle d’Aosta (3,3%) e la Toscana (3%). Al contrario, le percentuali più basse si registrano in Molise (0,5%), Emilia-Romagna e Friuli Venezia-Giulia (0,6%), Calabria, Basilicata e Piemonte (0,7%).
Lo scenario delle abitazioni sottoutilizzate
Lo studio Nomisma ha evidenziato anche il problema delle abitazioni sottoutilizzate o non usate in Italia, che rappresentano quasi il 13% del totale del patrimonio abitativo disponibile. Nei centri storici, la percentuale raggiunge il 19% a Roma e il 31,2% a Venezia.
Questo dato evidenzia un potenziale di utilizzo di immobili che potrebbero essere riqualificati e messi a disposizione del mercato, sia per la residenza che per la locazione turistica. L’integrazione di Airbnb in questo scenario potrebbe contribuire a valorizzare il patrimonio immobiliare italiano, offrendo nuove opportunità di reddito per i proprietari e soluzioni di soggiorno per i viaggiatori.
Un’opportunità per la valorizzazione del patrimonio immobiliare
L’impatto di Airbnb sul mercato immobiliare italiano è indubbiamente significativo, con un’influenza crescente sia sul volume delle locazioni brevi che sulla valorizzazione del patrimonio immobiliare. L’integrazione di Airbnb nel panorama turistico italiano offre nuove opportunità per i proprietari di immobili, che possono generare reddito mettendo a disposizione i propri alloggi per i viaggiatori.
Tuttavia, è importante considerare anche l’impatto sociale di questa tendenza, con particolare attenzione al rischio di gentrificazione e alla necessità di regolamentare il settore per garantire un equilibrio tra l’offerta turistica e le esigenze della popolazione locale.
La valorizzazione del patrimonio immobiliare italiano attraverso l’integrazione di Airbnb può essere un’opportunità per riqualificare e rendere fruibili immobili sottoutilizzati, ma è fondamentale che questa dinamica si sviluppi in modo sostenibile e inclusivo, garantendo equità e accesso per tutti.