Rimborsi per le trasferte casa-ministero per i ministri non eletti
A partire da gennaio 2024, i ministri e sottosegretari non eletti e non residenti a Roma potrebbero avere diritto a un rimborso per le spese di trasferta ‘ministeriali’. La novità è stata introdotta con un emendamento alla legge di bilancio, che prevede un fondo di 500 mila euro annui per coprire le spese sostenute da e per il tragitto residenza/domicilio fino al luogo di lavoro.
Fino ad oggi, i ministri non eletti si facevano carico di queste spese di tasca propria. La nuova misura, che ha suscitato polemiche e critiche da parte delle opposizioni, allinea i rimborsi per le trasferte a quelli dei parlamentari, garantendo un fondo ad hoc gestito dalla presidenza del Consiglio dei ministri.
Il fondo, che sarà assegnato con un decreto della premier su proposta del ministro dell’Economia, dovrebbe garantire a ciascun ministro non eletto un rimborso di circa 2300 euro al mese, al massimo, con un totale di 18 politici che potrebbero beneficiarne.
Tra i ministri che potrebbero beneficiare della nuova misura figurano Andrea Abodi (Sport), Marina Calderone (Lavoro), Guido Crosetto (Difesa), Alessandro Giuli (Cultura), Matteo Piantedosi (Interno), Giuseppe Valditara (Istruzione), Alessandra Locatelli (Disabilità) e Orazio Schillaci (Salute).
Un emendamento controverso
L’emendamento originale prevedeva l’allineamento del compenso dei ministri non parlamentari a quello dei ministri eletti, ma è stato modificato in seguito alle polemiche. La nuova versione si concentra sui rimborsi per le spese di trasferta, ma non include la ‘diaria’ per il soggiorno a Roma, che è invece prevista per i parlamentari.
L’emendamento, che è stato ulteriormente ritoccato in serata, cita solo il diritto al “rimborso delle spese di trasferta da e per il domicilio o la residenza, per l’espletamento delle proprie funzioni”. Non si fa menzione di altre spese, come quelle per il soggiorno a Roma.
Le opposizioni hanno criticato la misura, definendola una “livella” che favorisce i ministri non eletti. Il dibattito si concentra sulla necessità di garantire un trattamento equo a tutti i ministri, indipendentemente dalla loro elezione.
La questione solleva interrogativi sulla trasparenza e l’equità nell’utilizzo delle risorse pubbliche, e sull’opportunità di introdurre nuove misure di sostegno per i ministri non eletti.
Un passo verso la parità?
L’emendamento che prevede rimborsi per le spese di trasferta dei ministri non eletti è un passo verso la parità di trattamento con i parlamentari. Tuttavia, la misura non include la ‘diaria’ per il soggiorno a Roma, che è invece prevista per i parlamentari. Questo crea una disparità di trattamento che potrebbe essere percepita come ingiusta.
La questione solleva interrogativi sulla necessità di garantire un trattamento equo a tutti i ministri, indipendentemente dalla loro elezione. È importante valutare se la misura è effettivamente necessaria e se il suo costo è giustificato.
Inoltre, è importante garantire la trasparenza nell’utilizzo delle risorse pubbliche e la responsabilità nell’assegnazione dei rimborsi. La misura dovrebbe essere accompagnata da un sistema di controllo e rendicontazione che garantisca l’uso corretto dei fondi.