Un mercato in controtendenza: la crescita dei beni durevoli
Mentre il panorama economico generale è caratterizzato da una stagnazione pressoché generalizzata dei consumi, il mercato dei beni durevoli si distingue per una crescita significativa. Secondo le stime dell’Osservatorio annuale di Findomestic, realizzato in collaborazione con Prometeia, i beni durevoli chiuderanno il 2024 in aumento del 4,2%, raggiungendo il valore record di 78,3 miliardi.
Questo risultato è dovuto in parte alla forza del comparto mobilità, che nonostante la crisi dell’auto, è in espansione nel credito al consumo del 7,6%. Il fatturato del settore toccherà i 45,2 miliardi, grazie soprattutto all’incremento del 9,6% in valore delle auto usate. Gli incentivi statali hanno dato una buona spinta al settore nel corso dell’anno.
Il comparto dei beni per la casa, invece, dopo la flessione del 2023, rimarrà sostanzialmente invariato (-0,1%), attestandosi a 33,1 miliardi. Il rialzo del 6,5% dei piccoli elettrodomestici e il consolidamento dell’1,6% dei grandi elettrodomestici fanno da contrappeso ai lievi cali previsti nei mobili (-0,2%) e nella telefonia (-0,6%) e alle perdite più consistenti nell’elettronica di consumo (-4,1%) e nell’information technology (-4,4%).
I fattori che guidano la crescita
Secondo Marco Tarantola, amministratore delegato e direttore generale di Findomestic Banca, alla buona progressione dei beni durevoli negli ultimi due anni ha contribuito anche l’azione condotta dai player della grande distribuzione, che hanno saputo intercettare le esigenze delle famiglie italiane accompagnandole nella fase di consulenza e di acquisto.
Claudio Bardazzi, responsabile dell’Osservatorio Findomestic, ha spiegato che “in cinque anni, dal 2019 a oggi, il mercato dei durevoli vale quasi 10 miliardi in più. I volumi non sono ancora tornati ai livelli pre-Covid ma si spende di più e questo è dovuto in gran parte all’inflazione, in piccola parte al crescente orientamento delle famiglie ad acquistare beni di maggiore qualità.”
La crescita degli ultimi dodici mesi beneficia della spinta degli incentivi statali, pur con effetti limitati dal clima di incertezza economica che colpisce le famiglie italiane. L’inflazione resta la prima preoccupazione per oltre il 60% delle famiglie, il 55% non riesce a risparmiare nulla a fine mese e oltre 4 nuclei familiari su 10 lamentano una situazione economica problematica.
In questo clima di incertezza, i consumatori restano prudenti e orientati al rinvio degli acquisti importanti.
L’andamento regionale e la spesa media per famiglia
Le regioni in cui si rilevano gli incrementi più marcati della spesa in durevoli sono Umbria (+6,6% per 1,3 miliardi totali), Valle d’Aosta (+6,4% per 200 milioni) e Abruzzo (+6% per 1,6 miliardi), mentre le crescite più contenute si registrano in Liguria (+1,2% per 2,1 miliardi), Piemonte (+3,3% per 6,7 miliardi) e Campania (+3,4% per 4,8 miliardi).
Guardando ai dati in valore assoluto, la Lombardia vale il 20% del mercato complessivo dei beni durevoli con un giro d’affari di 15,7 miliardi (+3,8%), oltre il doppio rispetto a quelli del Lazio, secondo con 7,7 miliardi (+4,2%), e del Veneto, terzo con 7,3 miliardi (+5,1%).
La spesa media per famiglia calcolata dall’Osservatorio, giunto alla trentunesima edizione, è di 2.955 euro, in aumento del 3,8% rispetto al 2023.
Un segnale di resilienza?
La crescita dei beni durevoli in un contesto di incertezza economica è un segnale interessante. Potrebbe indicare una certa resilienza del mercato interno, con le famiglie che cercano di migliorare la qualità della vita investendo in beni di lunga durata. Tuttavia, è importante considerare il ruolo degli incentivi statali e l’influenza dell’inflazione, che potrebbe aver spinto le famiglie a spendere di più per beni di qualità superiore. Sarà interessante osservare come il mercato si evolverà nei prossimi mesi e se la crescita dei beni durevoli si manterrà nel tempo.