Il ricordo di Sergio Ramelli e la violenza politica
La quarta giornata di Atreju ha visto il ricordo di Sergio Ramelli, giovane del movimento giovanile del Msi ucciso nel 1975, con la presentazione del libro di Nicola Rao ‘Il tempo delle chiavi. L’omicidio Ramelli e la stagione dell’intolleranza’. L’evento ha sollevato la questione della violenza politica e della necessità di costruire una memoria condivisa per evitare che la violenza torni come strumento di lotta politica.
Riccardo De Corato, ex vice sindaco nelle giunte milanesi di centrodestra e oggi deputato di Fdi, ha ricordato la Milano di quegli anni e la “tragedia” di Ramelli: “Quella stagione – ha sottolineato – è definitivamente chiusa ma vedo un clima… attorno al governo e al presidente del Consiglio c’è una aggressione. Alla prima della Scala i centri sociali, che sono i figli degli sprangatori degli anni ’70, hanno buttato il letame con le foto della premier. C’è un odio che continua, ieri a Sesto San Giovanni è stata vandalizzata la targa intitolata a Ramelli nell’area di un parco. Continua quasi nel 2025 la violenza contro la destra, perché quando si infanga Ramelli si infanga uno di noi”.
La necessità di un confronto aperto e la costruzione di una memoria condivisa
Anche per il senatore di Fratelli d’Italia Andrea De Priamo “quella stagione orribile e quella violenza politica elevata a sistema non tornerà perché non ci sono più i presupposti politici”. Peraltro, ha spiegato citando l’omicidio romano di Paolo Di Nella del 1983, “i dirigenti di allora scelsero di dare un messaggio chiaro: non si doveva cercare la vendetta e riprendere quella catena di sangue del decennio precedente. Si scelse di riscattare il sacrificio di Di Nella costruendo una comunità aperta che elevasse il confronto e Atreju, che nasce poco dopo, eleva quel concetto dell’importanza del confronto a sistema”.
“In quegli anni – ha poi sottolineato De Priamo – c’è stata anche la violenza politica dell’estremismo di destra, ma negli anni ’70 c’era una opinione pubblica che giustificava la violenza politica a sinistra, non c’era una opinione pubblica che giustificava la violenza di destra”. Anche per questo, bisognerebbe che la storia di Ramelli “questo libro, lo dovrebbero studiare e conoscere tutti”.
La memoria come strumento di prevenzione
La storia di Sergio Ramelli e la violenza politica degli anni ’70 rappresentano un monito contro l’utilizzo della violenza come strumento di lotta politica. La costruzione di una memoria condivisa, che includa la storia di tutte le vittime della violenza politica, è fondamentale per evitare che la violenza torni come strumento di lotta politica. La memoria, in questo senso, diventa uno strumento di prevenzione e di educazione al rispetto della persona e della dignità umana.