La Cultura come Fortezza contro il Radicalismo
Usama Al Shahmani, scrittore iracheno rifugiato in Svizzera, vede nella cultura l’unica speranza per difendere i valori e la democrazia in un mondo sempre più minacciato dal radicalismo e dalla violenza. “L’unica via che vedo per difendere i nostri valori, la nostra democrazia, quello che ci sta a cuore, è la cultura. È questo l’unico spazio libero che ci permette di avere ancora speranza”, ha dichiarato all’ANSA durante il festival Più libri più liberi.
Nato a Bagdad nel 1971, Al Shahmani ha vissuto vent’anni in Svizzera, dove si è rifugiato a causa di una pièce teatrale che criticava il regime iracheno. Nonostante il suo atteggiamento positivo verso il futuro, lo scrittore riconosce la difficoltà di mantenere la speranza in un contesto così difficile. “È palpabile nell’aria lo sviluppo del radicalismo e il modo di manifestarsi è sempre più basato sulla forza, su uno sfoggio di potenza, di potere che arriva fino alle armi, in tute le sue manifestazioni”, afferma.
Un Romanzo Autobiografico di Fuga e Speranza
Nel suo ultimo romanzo, “Quando migrano, gli uccelli sanno dove andare”, pubblicato da Marcos y Marcos, Al Shahmani racconta la sua giovinezza in Iraq, l’arrivo di Saddam Hussein, la paura di esprimersi e il silenzio obbligato. Il romanzo narra la sua scelta, all’età di vent’anni, di scrivere una pièce teatrale che non piace al regime e la conseguente fuga senza commiato.
Il libro racconta la speranza di un nuovo inizio in Svizzera, dove Al Shahmani ora scrive i suoi romanzi in tedesco. “Con questo libro chiudo un ciclo di tre romanzi partito con ‘In terra straniera, gli alberi parlano arabo’ che è totalmente autobiografico, ‘La piuma cadendo impara a volare’ che è totalmente inventato e Quando migrano, gli uccelli sanno dove andare che ha una chiave più interiore, è un passaggio di approfondimento”, spiega lo scrittore.
Riflessioni sulla Patria e la Democrazia
Il romanzo esplora il concetto di patria non dal punto di vista politico, ma interiore. “È la nonna, l’albero a cui eri affezionato da bambino. È amore e casa”, racconta Al Shahmani. Il libro è ricco di poesie e pensieri di saggezza antica, che sono parte integrante della narrazione. “Sono di fatto un poeta, ma le poesie di questo libro non sono incastonate nella prosa, ne fanno parte”, afferma lo scrittore.
Al Shahmani riflette anche sulla democrazia, sostenendo che la vera democrazia non può venire dall’alto, ma deve nascere dal basso. “La democrazia è finita in Iraq, in Afghanistan quando gli americani sono andati via, ma la democrazia che viene dall’alto non è vera democrazia, deve venire dal basso”, sostiene.
Il Futuro Letterario di Al Shahmani
Al Shahmani ha già in cantiere un nuovo romanzo, intitolato “Nel profondo del Tigri dorme una canzone”, che avrà come protagonista l’ambiente ebraico di Baghdad tra il 1930 e il 1950. Prima della pubblicazione del suo nuovo romanzo, uscirà nel prossimo febbraio nel mondo tedesco un’antologia di poeti svizzeri contemporanei curata da Al Shahmani, con una sua poesia alla fine. Il titolo italiano è “Un filo di seta per i sogni”.
La Cultura come Strumento di Resistenza
La testimonianza di Usama Al Shahmani è un potente monito sulla necessità di difendere la cultura in un mondo sempre più minacciato dal radicalismo e dalla violenza. La sua storia personale, la sua fuga dall’Iraq e la sua ricerca di un nuovo inizio in Svizzera, dimostrano come la cultura possa essere un potente strumento di resistenza e speranza.