Un’escalation di violenza a Gaza
I bombardamenti israeliani a Gaza sembrano essersi fatti più intensi nell’ultima settimana, segnando mercoledì una giornata nera con l’uccisione di cinque civili, di cui quattro bambini, nel campo di Nuseirat, nel centro della Striscia. I bambini si trovavano davanti a una bancarella di cibo e a un panificio quando sono stati colpiti dal raid israeliano.
La protezione civile palestinese ha riferito in serata che altre 20 persone sono morte in un raid aereo israeliano sulle “tende degli sfollati” della zona cosiddetta umanitaria di Mawasi, nel sud della Striscia di Gaza, dove Israele ha detto di aver preso di mira un responsabile di Hamas. Mahmoud Bassal, portavoce della protezione civile, ha parlato di “20 martiri, tra cui 5 bambini, e decine di feriti” in un raid sul campo di sfollati che ha provocato un incendio.
Secondo l’agenzia di stampa palestinese Wafa, altre 18 persone, tra cui minorenni e donne, sono morti da stamattina nel sud e nel centro di Gaza. L’Idf non ha commentato direttamente le notizie di fonte palestinese e ha dichiarato all’ANSA che “nel primo pomeriggio di mercoledì ha preso di mira un obiettivo terroristico nell’area di Nuseirat”. Aggiungendo che “prima dell’attacco sono state prese numerose misure per mitigare i danni ai civili” e accusando “Hamas di sfruttarli come scudi umani”.
Fonti locali, da parte loro, hanno riferito a Wafa che un drone ha coinvolto un gruppo di civili nei pressi della torre di al Shifa, a ovest di Gaza City, uccidendone alcuni e ferendone altri. Un altro velivolo senza pilota dell’Idf avrebbe puntato sul campo profughi di al Maghazi, al centro della Striscia.
La crisi umanitaria a Gaza
La situazione umanitaria nell’enclave è drammatica, con gli sfollati palestinesi che vivono in condizioni disastrose da ormai 14 mesi. Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha espresso la sua preoccupazione per la situazione, denunciando il blocco degli aiuti e la mancanza di volontà politica per risolvere la crisi. “L’incubo non è causato da una crisi logistica ma dalla mancanza di volontà politica e di rispetto dei principi fondamentali del diritto internazionale umanitario”, ha scritto Guterres su X. “A fronte delle enormi necessità della popolazione, gli aiuti vengono scandalosamente bloccati”.
Israele, dal canto suo, ha affermato di aver inviato aiuti umanitari a Gaza, tra cui cibo, forniture mediche e attrezzature per rifugi. Tuttavia, l’agenzia delle Nazioni Unite Unrwa ha sospeso la consegna degli aiuti a causa dei saccheggi da parte di bande armate nella Striscia. Il Cogat ha accusato l’Unrwa di non consegnare i tir e di aver permesso a Hamas di infiltrarsi profondamente tra le sue fila.
Verso un cessate il fuoco?
Qualcosa potrebbe muoversi per porre fine alla violenza, con la partenza per il Cairo, prevista per giovedì, del direttore dello Shin Bet (sicurezza interna) Ronen Bar che, accompagnato da un inviato speciale del premier, riprenderà i colloqui su un cessate il fuoco nella Striscia e il rilascio degli ostaggi. Hamas intanto non ha risposto all’ultima proposta di tregua avanzata dall’Egitto.
Anche il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump si è espresso sulla situazione, minacciando l’inferno in Medio Oriente se non verranno rilasciati gli ostaggi e chiedendo una soluzione prima del suo insediamento, cioè entro il 20 gennaio. Adam Buhler, nominato da Trump inviato presidenziale speciale per gli affari dei rapiti americani, ha scritto su X che “non c’è niente di più importante che riportare a casa gli americani. Sotto la guida di Trump ci saranno finalmente azioni e conseguenze. Li riporteremo a casa”.
Il costo umano del conflitto
La situazione a Gaza è un dramma che si protrae da troppo tempo. Il numero crescente di vittime civili, tra cui bambini innocenti, è un monito della tragedia che si sta consumando. È fondamentale che la comunità internazionale si attivi per trovare una soluzione pacifica al conflitto, garantendo la sicurezza di tutti i civili e la protezione dei diritti umani.