Lo spettro dello sciopero incombe sulla Volkswagen
La minaccia di uno sciopero alla Volkswagen si fa sempre più concreta. A partire da lunedì 2 dicembre, i lavoratori potrebbero incrociare le braccia in una protesta senza precedenti dal 2018, con l’obiettivo di salvare tre fabbriche in Germania dalla chiusura. Il gruppo automobilistico tedesco, alle prese con la crisi del settore e la crescente concorrenza dei veicoli elettrici a basso costo cinesi, non è ancora riuscito a raggiungere un accordo con i sindacati. La tregua è scaduta alla mezzanotte, e le tensioni sono alle stelle.
L’azienda aveva proposto un piano drastico che prevedeva la chiusura di tre impianti, il licenziamento di circa un terzo dei 300.000 addetti in Germania e un taglio del 10% dello stipendio per i restanti lavoratori. Il sindacato Ig Metall ha presentato un contro-piano che punta a ridurre i bonus per il management, i benefit aziendali e le ore lavorate a parità di stipendio. Inoltre, Ig Metall chiede a Volkswagen di rivedere la politica dei dividendi, riducendo le erogazioni agli azionisti, tra cui la potente famiglia Porsche-Piech.
Stellantis nel mirino dei sindacati inglesi
Mentre in Germania si annuncia una protesta crescente, con blocchi che potrebbero durare dalle poche ore all’intera giornata, anche in Gran Bretagna si apre un fronte di conflitto. Stellantis, il conglomerato guidato da Carlo Tavares, ha annunciato la sua intenzione di chiudere uno stabilimento a Luton, a nord di Londra, per concentrare la produzione di furgoni Vauxhall a Ellesmere Port, sempre nel Regno Unito.
Il sindacato ‘Unite the Union’ ha già annunciato battaglia per salvare la storica fabbrica di Luton, attiva da 120 anni e che dà lavoro a 1.100 addetti. La chiusura dello stabilimento avrebbe un impatto significativo sull’economia locale e sulle famiglie dei lavoratori.
Un braccio di ferro che si preannuncia lungo
Il prossimo incontro tra Volkswagen e Ig Metall è fissato per il 9 dicembre, ma le posizioni delle due parti sono ancora molto distanti. Volkswagen ha definito le proposte del sindacato “non sufficienti” per raggiungere l’obiettivo di tagliare 1,5 miliardi di euro di costi. Il gruppo assicura comunque di voler “mantenere il dialogo aperto” con il sindacato per raggiungere “soluzioni percorribili”.
Ig Metall ha definito “estremamente deplorevole” la decisione dell’azienda di respingere le “proposte costruttive” presentate, accusando Volkswagen di “spingersi oltre i limiti di quello che i lavoratori possono accettare”. Il sindacato sostiene che il piano proposto “corrisponde all’importo previsto per salvare l’azienda”.
Un futuro incerto per l’industria automobilistica
La situazione in Volkswagen e Stellantis evidenzia le difficoltà che sta attraversando l’industria automobilistica globale. La crisi del settore, la concorrenza cinese e la transizione verso i veicoli elettrici stanno mettendo a dura prova le aziende, che si trovano a dover fare i conti con la necessità di tagliare i costi e riorganizzare la produzione. Il futuro dell’industria automobilistica è incerto, e le decisioni che verranno prese nei prossimi mesi avranno un impatto significativo sul destino di migliaia di lavoratori e sulle economie locali.