Un nuovo sguardo sull’impresa dei Mille
Il libro di Giuseppe Lazzaro Danzuso, “Le pupiate di Garibaldi. E tante altre storie”, edito da Carthago, si presenta come un’opera che ribalta la prospettiva tradizionale sull’impresa dei Mille. L’autore, con un approccio giornalistico, si discosta dalla narrazione epica e celebrativa, offrendo un’analisi critica e ironica degli eventi che hanno portato alla spedizione garibaldina.
Come ha sottolineato il giornalista Giuseppe Ardica, l’impostazione giornalistica del racconto principale sull’impresa dei Mille risulta particolarmente efficace nel gettare una luce diversa su certi fatti. Danzuso, con semplicità e chiarezza, mette in fila una serie di circostanze, arricchendo la narrazione con citazioni tratte dagli epistolari dei protagonisti, ottenendo un risultato sorprendente.
Il critico d’arte e saggista Giuseppe Frazzetto ha evidenziato la vastità del lavoro di Lazzaro Danzuso, che spazia tra libri, documentari, spettacoli teatrali e film. Frazzetto ha anche ricordato come Umberto Eco, nel suo romanzo “Il cimitero di Praga” del 2010, avesse già proposto una revisione della vicenda risorgimentale.
Un’analisi critica del mito di Garibaldi
Lazzaro Danzuso, nel suo libro, si propone di svelare la verità storica dietro la figura mitica di Garibaldi, costruita dal romanziere Alessandro Dumas che lo descrisse come un paladino, un supereroe. L’autore sostiene che l’impresa dei Mille non andò come viene raccontata e che cercare la verità può aiutarci a capire perché, ancora oggi, il Meridione viva gravi problemi, anche d’identità.
Per far tornare Garibaldi quel che era davvero, Danzuso utilizza l’arma dell’ironia, della “liscia catanese”, uno stile linguistico caratteristico della cultura popolare siciliana. L’autore, con la sua analisi critica, invita il lettore a riflettere sulle contraddizioni e sulle difficoltà del Risorgimento, e a considerare le cause profonde dei problemi che ancora oggi affliggono il Meridione.
L’importanza della verità storica
La presentazione del libro al teatro Brancati di Catania ha visto la partecipazione di diversi esponenti del mondo culturale, tra cui il giornalista Giuseppe Ardica, il critico d’arte Giuseppe Frazzetto e l’attore Tuccio Musumeci. Musumeci, con un divertente siparietto, ha rivelato di “non apprezzare la figura di Garibaldi”, trascinando tutti sul “palcoscenico della liscia” con la sua ironia.
Margherita Guglielmino, responsabile editoriale di Carthago, ha parlato del volumetto per la scuola sui Mille, sottolineando l’importanza di fornire ai ragazzi una versione veritiera e critica della storia. L’amministratore della casa editrice, Giuseppe Pennisi, ha annunciato l’accordo con un grande distributore librario nazionale, segno della fiducia nel progetto editoriale di Lazzaro Danzuso.
Un’opera che invita alla riflessione
“Le pupiate di Garibaldi” si presenta come un’opera che invita alla riflessione critica sulla storia del Risorgimento e sulle sue conseguenze. L’autore, con il suo stile ironico e acuto, mette in discussione la narrazione tradizionale, offrendo una prospettiva inedita e stimolante. Il libro si rivolge a un pubblico ampio, non solo agli studiosi di storia, ma anche a tutti coloro che desiderano approfondire la conoscenza del Risorgimento e delle sue implicazioni per il presente.
La presentazione del libro al teatro Brancati di Catania ha suscitato un grande interesse, segno che la ricerca della verità storica e la critica al mito sono temi attuali e importanti. L’opera di Lazzaro Danzuso si inserisce in un filone di studi che si propone di rileggere la storia del Risorgimento in modo critico e oggettivo, con l’obiettivo di fornire una visione più completa e realistica degli eventi del passato.
Un’opera che invita a ripensare la storia
“Le pupiate di Garibaldi” è un libro che invita a ripensare la storia del Risorgimento, non come un racconto epico e celebrativo, ma come un processo complesso e contraddittorio. L’autore, con la sua analisi critica e ironica, ci spinge a mettere in discussione le narrazioni tradizionali e a cercare la verità dietro il mito. La sua opera ci ricorda che la storia non è un’entità immutabile, ma un processo in continua evoluzione, che va interpretato e reinterpretato alla luce di nuove conoscenze e prospettive.