La critica dell’Aniasa alla nuova norma sulle auto aziendali
L’Associazione Nazionale Industrie Automobilistiche e Affini (Aniasa), che rappresenta il settore dei servizi di mobilità all’interno di Confindustria, ha espresso forti preoccupazioni riguardo alla misura prevista nella Legge di Bilancio in materia di “disciplina delle auto aziendali in fringe benefit”. Secondo l’Aniasa, la norma, pur mirata a raggiungere gli obiettivi di transizione ecologica, potrebbe avere conseguenze negative per l’Erario, le imprese e i dipendenti, nonché per l’industria automotive.
La norma prevede la sostituzione del criterio collegato alle emissioni di CO2 con quello basato sull’alimentazione del veicolo e una revisione dei coefficienti di calcolo del valore imponibile del benefit, con una riduzione per le vetture elettriche e ibride plug-in e un aumento per tutte le altre alimentazioni.
L’Aniasa teme che questa misura possa portare a un aumento della tassazione sulle buste paga di circa 1 milione di italiani che utilizzano l’auto aziendale, con un impatto maggiore sui redditi medio-bassi. Inoltre, l’aumento del valore imponibile del benefit auto, stimato in media di 1.600 euro (+67%) per i veicoli aziendali più noleggiati, potrebbe indurre le aziende a mantenere le vetture già assegnate, ritardando l’acquisto di nuove auto e prorogando i contratti di noleggio. Questo, secondo l’Aniasa, potrebbe portare a una riduzione delle immatricolazioni di autovetture a uso noleggio lungo termine e di acquisti da parte di società, con conseguenti minori entrate per l’Erario e gli enti locali.
Le possibili conseguenze negative della nuova norma
L’Aniasa prevede una riduzione del 30% delle immatricolazioni di autovetture a uso noleggio lungo termine (circa 60.000 unità) e del 20% degli acquisti da parte di società (15.000 unità) nel solo 2025. Questo comporterebbe una stimabile diminuzione delle entrate per l’Erario e gli enti locali pari a 125 milioni di euro nel 2025.
L’aumento della tassazione sulle vetture utilizzate dai dipendenti delle imprese, secondo l’Aniasa, potrebbe colpire un settore strategico per la transizione ecologica della mobilità nazionale, rallentando il ricambio del parco circolante e creando un effetto domino negativo sull’industria automotive.
Il presidente dell’Aniasa, Alberto Viano, ha sottolineato la necessità di una rivisitazione della misura, con un aumento dilazionato che non penalizzi il parco auto attuale e che eviti ricadute negative sull’ambiente e sul mercato automotive.
Un equilibrio delicato tra sostenibilità e incentivi
La transizione verso una mobilità più sostenibile è un obiettivo cruciale, ma è importante trovare un equilibrio tra incentivi e disincentivi per evitare di frenare il processo di rinnovamento del parco auto. La nuova norma, pur con le migliori intenzioni, potrebbe avere conseguenze non previste e creare un effetto boomerang, rallentando la diffusione di veicoli elettrici e ibridi. È necessario un approccio più graduale e ponderato, che tenga conto delle esigenze delle imprese e dei dipendenti, e che non penalizzi l’industria automotive, già in difficoltà.