La protesta di Laila Soueif per la liberazione del figlio
La protesta accorata di Laila Soueif, madre di Alaa Abdel Fattah, noto oppositore egiziano con passaporto anche britannico, non si ferma nel Regno Unito. Alaa è in carcere in Egitto da anni, accusato di reati che i suoi sostenitori denunciano come politicamente motivati. Laila, che vive a Londra, è in sciopero della fame da due mesi e non intende cedere fino a quando non si apriranno spiragli di liberazione per il figlio.
Oggi, la donna è stata finalmente ricevuta, con due sue figlie, da David Lammy, ministro degli Esteri del governo di Keir Starmer. Lammy le ha promesso d’intensificare le pressioni sul Cairo, ma senza poter dare rassicurazioni tali da indurla a desistere. “Sono in sciopero della fame e resto in sciopero della fame”, ha dichiarato con un filo di voce ai giornalisti dopo l’incontro.
La situazione di Alaa Abdel Fattah
Alaa Abdel Fattah, scrittore, blogger e animatore di campagne pro-democrazia, è considerato da varie organizzazioni dei diritti umani, tra cui Reporter Senza Frontiere, uno dei “prigionieri politici” più perseguitati dell’Egitto. Il Paese è governato con il pugno di ferro dal presidente Abdel Fattah al-Sisi, interlocutore e alleato in Medio Oriente dei governi occidentali, tra cui quello di Londra.
Alaa è in carcere dal settembre 2019, riarrestato appena sei mesi dopo aver finito di scontare una precedente condanna a 5 anni. Secondo attivisti e familiari, non ha commesso alcun reato legalmente provato e non ha avuto un processo equo. “La sua vita è sospesa da 11 anni, non si può andare avanti così”, ha detto la madre alla Bbc il mese scorso.
L’impegno della madre e la complessità della situazione
La determinazione di Laila Soueif è commovente e testimonia il suo amore materno. La sua protesta solleva un’importante questione di diritti umani e di libertà di espressione. Tuttavia, la situazione è complessa. L’Egitto è un alleato strategico per molti Paesi occidentali, e la pressione internazionale su al-Sisi potrebbe avere conseguenze imprevedibili. È necessario trovare un equilibrio tra la difesa dei diritti umani e la stabilità politica nella regione.