Il ritrovamento del corpo e le indagini
Domenica scorsa, il ritrovamento del corpo senza vita di un neonato, con il cordone ombelicale ancora attaccato, all’interno di uno zaino abbandonato tra gli scogli a Villa San Giovanni, ha gettato un’ombra di dolore e mistero sulla cittadina calabrese. La scoperta è stata fatta nelle vicinanze degli imbarcaderi per la Sicilia, suscitando immediato allarme e l’avvio di un’indagine da parte dei Carabinieri e della Squadra Mobile di Reggio Calabria.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica e dalla Procura per i minorenni di Reggio Calabria, guidate rispettivamente da Giovanni Bombardieri e Roberto Di Palma, stanno procedendo con celerità e nel massimo riserbo, considerata la delicatezza della vicenda. L’attenzione si è concentrata su una tredicenne affetta da deficit cognitivo che, nello scorso fine settimana, ha dato alla luce il neonato. La ragazza è stata trovata in casa dei genitori in stato di shock e ricoverata d’urgenza in ospedale per un possibile rischio di setticemia, fortunatamente rientrato, che ha consentito le sue dimissioni.
Il contesto familiare e le persone informate dei fatti
Le indagini, condotte su delega del procuratore aggiunto Walter Ignazitto e del sostituto Tommaso Pozzati della Procura ordinaria, e del sostituto della Procura dei minorenni Giuseppe Creazzo, si stanno concentrando sul contesto familiare particolarmente degradato in cui vive la tredicenne. Diverse persone informate dei fatti, tra cui familiari della giovane, sono state sentite in Questura. Si sospetta che alcuni familiari fossero a conoscenza della gravidanza della minorenne e le loro dichiarazioni potrebbero rivelarsi cruciali per ricostruire le modalità della morte del neonato e del suo abbandono tra gli scogli.
Tra le persone sentite a lungo dagli investigatori c’è stata la madre della tredicenne. L’obiettivo principale degli inquirenti è accertare se e da chi la ragazza è stata aiutata a partorire, visto che appare improbabile che abbia potuto fare tutto da sola. È necessario stabilire anche se il neonato fosse già morto al momento del parto o se il decesso sia sopraggiunto successivamente.
L’autopsia e l’esame del Dna
Per rispondere a questi quesiti cruciali, è stata disposta l’autopsia sul corpo del neonato, eseguita nelle scorse ore. L’esame autoptico dovrebbe fornire informazioni determinanti sulla causa della morte e sulle eventuali anomalie riscontrate. Parallelamente, è stato disposto l’esame del Dna sul corpo del neonato per chiarire l’identità del padre. Gli inquirenti vogliono stabilire se si tratti di un giovane o di una persona più grande e se fosse a conoscenza della gravidanza della tredicenne.
L’ipotesi inquietante della prostituzione minorile
Non si esclude, inoltre, un’altra ipotesi inquietante, quella che la ragazza possa essere stata coinvolta in un giro di prostituzione minorile. Questa ipotesi trova fondamento nel degrado sociale in cui ha vissuto fino ad oggi. Le indagini dovranno approfondire questo aspetto, cercando di stabilire se la ragazza sia stata vittima di sfruttamento e se questo abbia avuto un ruolo nella sua gravidanza.
La vicenda è particolarmente delicata e complessa, e le indagini dovranno fare luce su tutti gli aspetti della tragedia. La speranza è che la giovane possa finalmente uscire da questa situazione di degrado e avere un futuro più dignitoso.
La tragedia di un’infanzia rubata
Questa storia, oltre ad essere una tragedia, è un grido d’allarme che ci ricorda l’importanza di tutelare i più fragili. La giovane vittima, affetta da deficit cognitivo, si è trovata in una situazione di vulnerabilità che l’ha esposta a rischi e pericoli. È necessario riflettere sulle responsabilità di chi avrebbe dovuto proteggerla e sulle misure da adottare per prevenire tragedie simili in futuro.