Preoccupazioni per la limitazione delle intercettazioni
Il procuratore di Roma, Francesco Lo Voi, ha espresso forti preoccupazioni riguardo alla nuova norma che limita la durata delle intercettazioni a 45 giorni. Durante un’audizione in Commissione Giustizia della Camera, Lo Voi ha definito questa limitazione un “divieto ad indagare”, sostenendo che il tempo potrebbe non essere sufficiente per indagare su alcuni reati gravi. “Non c’è soltanto la criminalità organizzata, il terrorismo o il cybercrime ma ci sono reati gravissimi per i quali 45 giorni in realtà non basteranno mai”, ha affermato.
Un potere del giudice, non del PM
Lo Voi ha precisato che la limitazione non incide sul potere del pubblico ministero, bensì su quello del giudice. La norma, infatti, elimina la possibilità per il giudice di concedere proroghe alle intercettazioni oltre i 45 giorni. “La limitazione alle intercettazioni a 45 giorni comporta una eliminazione di un potere che non è del pm ma del giudice per quanto riguarda la richiesta di proroga”, ha spiegato.
Un equilibrio delicato
La questione delle intercettazioni è un tema complesso che richiede un attento bilanciamento tra la tutela della privacy e la necessità di contrastare la criminalità. La limitazione a 45 giorni potrebbe effettivamente ostacolare le indagini su alcuni reati, ma è anche importante considerare il diritto alla riservatezza dei cittadini. Un dibattito aperto e informato è fondamentale per trovare un punto di equilibrio che garantisca sia l’efficacia delle indagini sia il rispetto dei diritti individuali.