Un topo chimera con geni di un antenato unicellulare
Un team di ricercatori internazionali guidato dall’Università of Hong Kong ha raggiunto un risultato straordinario: la creazione di un topo chimera le cui cellule sono state riprogrammate utilizzando geni di un organismo antico vissuto almeno 422 milioni di anni fa. La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Communications, dimostra che i fattori che regolano l’attività delle cellule staminali animali sono molto più antichi del previsto, risalendo a un periodo in cui gli animali multicellulari non esistevano ancora.
Gli scienziati hanno utilizzato due geni, Sox2 e Pou, entrambi appartenenti ai coanoflagellati, organismi unicellulari considerati i parenti più stretti degli animali. Questi geni hanno la capacità di spingere le cellule adulte a regredire, diventando pluripotenti, ossia capaci di svilupparsi assumendo qualsiasi identità.
Introdotti nelle cellule di topo, Sox2 e Pou hanno resettato il programma cellulare, facendole regredire allo stato di staminali pluripotenti. Queste cellule sono state poi fatte crescere fino a ottenere un embrione che ha dato origine a un individuo: il topo chimera. Le prove della completa integrazione delle cellule antiche nel suo Dna sono macchie di pelo nero e occhi scuri.
“Ottenendo con successo un topo utilizzando strumenti molecolari dei nostri parenti unicellulari, siamo testimoni di una straordinaria continuità della loro funzione attraverso un miliardo di anni di evoluzione”, afferma Alex de Mendoza, della Queen Mary University, uno degli autori della ricerca.
Implicazioni per la medicina rigenerativa
Questa scoperta ha implicazioni significative per la medicina rigenerativa. I nuovi geni si aggiungono al cocktail di geni e fattori di crescita già esistenti, messo a punto nel 2012 da Shinya Yamanaka per riprogrammare le cellule adulte in staminali pluripotenti. Questo significa che l’insieme di strumenti a disposizione dei ricercatori si arricchisce, aprendo nuove possibilità per la cura di malattie e la riparazione di tessuti danneggiati.
La possibilità di riprogrammare le cellule utilizzando geni antichi potrebbe portare a nuove terapie per malattie come il diabete, il morbo di Alzheimer e il Parkinson. Inoltre, potrebbe essere utilizzata per la rigenerazione di organi e tessuti danneggiati, aprendo la strada a nuove possibilità per la cura di traumi e malattie degenerative.
Un’eredità evolutiva che apre nuove strade
La scoperta del topo chimera con geni antichi non solo conferma l’antica origine dei meccanismi che regolano le cellule staminali, ma offre anche una prospettiva affascinante sulla continuità evolutiva. I geni che hanno permesso di riprogrammare le cellule di un topo moderno sono gli stessi che hanno regolato l’attività delle cellule staminali negli organismi unicellulari vissuti milioni di anni fa. Questa scoperta dimostra che l’evoluzione non è un processo lineare, ma un intricato intreccio di eredità e adattamenti che si estendono attraverso le ere geologiche.
Un futuro promettente per la medicina rigenerativa
Questa scoperta rappresenta un passo avanti significativo per la medicina rigenerativa, aprendo nuove possibilità per la cura di malattie e la riparazione di tessuti danneggiati. L’utilizzo di geni antichi potrebbe portare a terapie più efficaci e mirate, offrendo speranza a milioni di persone affette da malattie degenerative e croniche. Tuttavia, è importante ricordare che la ricerca è ancora in una fase iniziale e che sono necessari ulteriori studi per comprendere appieno le implicazioni di questa scoperta e per sviluppare applicazioni cliniche sicure ed efficaci.