Salvini difende Netanyahu e critica la Cpi
Il vicepremier italiano Matteo Salvini ha espresso la sua solidarietà al premier israeliano Benjamin Netanyahu, definendolo “il premier di una delle poche democrazie che ci sono in Medioriente” e criticando la decisione della Corte penale internazionale di emettere un mandato di arresto nei suoi confronti.
“Non entro nel merito delle dinamiche internazionali”, ha spiegato Salvini a margine dell’assemblea Anci, “Israele è sotto attacco da decenni, i cittadini israeliani vivono con l’incubo dei missili e con i bunker sotto le case da decenni. Adesso dire che il criminale di guerra da arrestare è il premier di una delle poche democrazie che ci sono in Medioriente mi sembra irrispettoso, pericoloso perché Israele non difende solo se stesso ma difende anche le libertà le democrazie e i valori occidentali. Mi sembra evidente che sia una scelta politica dettata da alcuni paesi islamici che sono maggioranze in alcuni istituzioni internazionali”.
Salvini ha poi aggiunto che il governo italiano “sta cercando di portare pace e equilibrio” e che “la vittoria di Trump, da questo punto di vista, sia salvifica per l’Occidente e per la pace e l’equilibrio”.
“Ritengo che Israele vada difesa e abbia diritto di difendersi”, ha concluso Salvini, “Son convinto che la Meloni troverà una sintesi” e “non mi dà fastidio nulla, sono ottimista per natura”.
Orban invita Netanyahu in Ungheria
Il premier ungherese Viktor Orban ha lanciato una sfida alla Cpi, annunciando che inviterà il suo omologo israeliano Benyamin Netanyahu per protestare contro il mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale.
“Non abbiamo altra scelta che sfidare questa decisione. Inviterò” Netanyahu “a venire in Ungheria, dove posso garantirgli che la sentenza della Corte penale internazionale non avrà alcun effetto”, ha dichiarato in un’intervista alla radio statale.
Il portavoce del governo ungherese, Zoltan Kovacs, ha confermato che Orban ha invitato il premier israeliano Netanyahu a visitare l’Ungheria. “Il Primo ministro ungherese ha assicurato a Netanyahu l’immunità dalla decisione della Cpi durante la sua visita – ha sottolineato – dando priorità alle relazioni israelo-ungheresi e garantendo la sicurezza di Netanyahu per discussioni produttive in Ungheria”. Orbán – ha poi riferito il portavoce – ha definito il mandato di arresto una decisione “sfacciata e cinica” e “un’interferenza” con “motivazioni politiche”. “Non abbiamo altra scelta che opporci”.
Netanyahu ha ringraziato l’Ungheria per l’invito a visitare il Paese nonostante il mandato d’arresto spiccato dalla Corte penale internazionale, elogiando la “chiarezza morale” del premier ungherese Viktor Orban.
Reazioni internazionali
Secondo un alto funzionario dell’ue, però, l’Ungheria, se il premier israeliano Benjamin Netanyahu arrivasse davvero sul suo suolo e non fosse arrestato, “violerebbe i suoi obblighi legali internazionali e la posizione dell’Ue sulla Corte penale internazionale”.
“Sembra che sia tornato a ‘trollare’ con la fine della presidenza in vista”, ha dichiarato invece una fonte diplomatica. “Non sono sicuro cosa possano fare gli Stati membri al riguardo”, precisando che la prossima settimana ci sarà una riunione del comitato dei rappresentanti permanenti e la questione potrebbe essere sollevata.
Il Regno Unito “rispetterà i suoi obblighi legali” per quel che riguarda i mandati d’arresto emessi dalla Cpi contro il premier israeliano Benyamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Lo fa sapere Downing Street.
Considerazioni personali
La decisione della Corte penale internazionale di emettere un mandato di arresto contro Netanyahu ha sollevato un’ondata di polemiche e di reazioni contrastanti. Mentre alcuni Paesi si sono schierati a favore della Cpi, altri, come l’Italia e l’Ungheria, hanno espresso la loro solidarietà a Netanyahu. La questione è complessa e delicata, e coinvolge non solo questioni legali e politiche, ma anche questioni di sicurezza e di stabilità regionale. È importante che il dibattito su questa vicenda si svolga con equilibrio e rispetto, tenendo conto di tutti i punti di vista e delle implicazioni di questa decisione.