Lula critica lo ‘Stato minimo’ e chiede un nuovo ordine mondiale
Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha espresso la necessità di un cambiamento profondo nell’ordine internazionale, durante la sua partecipazione alla seconda sessione del vertice dei leader del G20. In un discorso incisivo, Lula ha criticato l’approccio dello ‘Stato minimo’ che ha prevalso dopo la crisi finanziaria del 2008, affermando che “non dobbiamo aspettare una nuova guerra mondiale o un collasso economico per promuovere le trasformazioni di cui l’ordine internazionale ha bisogno”.
Lula ha puntato il dito contro la scelta di salvare le banche e il settore privato a discapito delle persone e dei Paesi in via di sviluppo, sottolineando come la crisi del 2008 abbia dimostrato la necessità di un ruolo più attivo dello Stato nell’economia globale. “All’epoca scegliemmo di salvare le banche invece di aiutare le persone, di salvare il settore privato invece di rafforzare lo Stato. Si è deciso di dare priorità alle economie poderose invece di sostenere i Paesi in via di sviluppo”, ha dichiarato.
L’appello per un maggiore multilateralismo
Il presidente brasiliano ha espresso la convinzione che la risposta alla crisi del multilateralismo sia “più multilateralismo”, sottolineando l’importanza di un sistema internazionale che garantisca una maggiore equità e solidarietà tra le nazioni. Lula ha ribadito la sua convinzione che il futuro sarà multipolare e che “accettare questa realtà apre la strada alla pace”.
Nel suo discorso, Lula ha anche lanciato una critica indiretta al suo omologo argentino Javier Milei, affermando che non ci devono essere “linee rosse insormontabili” nell’ambito del dialogo internazionale. Questa affermazione sembra rivolta alla posizione di Milei, che si è espresso a favore di un approccio più individualistico e meno interventista in politica economica.
Un messaggio di speranza per un futuro più equo
Le parole di Lula al G20 rappresentano un importante messaggio di speranza per un futuro più equo e sostenibile. La sua critica allo ‘Stato minimo’ e la sua difesa di un maggiore multilateralismo si inseriscono in un contesto di crescente polarizzazione e instabilità globale. La sua visione di un ordine internazionale più inclusivo e solidale potrebbe aprire la strada a un nuovo modello di governance globale, in grado di affrontare le sfide del mondo contemporaneo in modo più efficace ed equo.