Disordini a Torino durante il corteo studentesco
Gli investigatori della Digos della questura di Torino sono al lavoro per identificare i partecipanti ai disordini scoppiati ieri durante il corteo studentesco che ha sfilato per le vie del capoluogo piemontese.
La manifestazione, a cui hanno partecipato circa quattrocento persone, in violazione delle prescrizioni dell’autorità di pubblica sicurezza ha cambiato il percorso, dirigendosi verso obiettivi come la prefettura, la sede della Rai e la Mole Antonelliana, dove si sono registrati i momenti di maggiore tensione con le forze dell’ordine.
Il ruolo del centro sociale Askatasuna
Secondo gli investigatori, dietro ai fatti ci sarebbe la regia del centro sociale Askatasuna, che avrebbe preso la testa del corteo, deviando il percorso.
Momenti di tensione e scontri
Tra i momenti più critici quelli sotto l’edificio della prefettura, in piazza Castello, dove alcuni manifestanti si sono scontrati con le forze dell’ordine. Ed è in quell’episodio che è stata lanciata una sorta di capsula da cui si è sprigionato un fumo urticante.
Venti gli agenti che hanno dovuto ricorrere alle cure dei sanitari.
Indagini sulla capsula e sulla bandiera
Sulla capsula sono in corso indagini mirate per capire se si tratta effettivamente di un ordigno artigianale, come era stato detto in un primo momento, o se c’è un altro tipo di provenienza.
Si sta procedendo inoltre all’identificazione di chi ha tirato giù la bandiera italiana dal pennone dell’entrata della Mole Antonelliana, sede del Museo del Cinema. Per questo gesto viene ipotizzato il reato di vilipendio alla bandiera, in quanto il tricolore era stato deturpato con della vernice rossa e scritte pro Palestina.
La violenza e la libertà di espressione
Gli eventi di ieri a Torino pongono una riflessione importante sul confine tra la libertà di espressione e la violenza. È fondamentale garantire il diritto di manifestare e di esprimere il proprio dissenso, ma è altrettanto importante che questo avvenga in modo pacifico e rispettoso delle regole. La violenza e la distruzione di beni pubblici non sono mai la risposta, e la ricerca di soluzioni deve passare attraverso il dialogo e la mediazione.