‘No Meloni day’ in tutta Italia: proteste e scontri
Venerdì 23 giugno, decine di migliaia di studenti hanno preso parte al ‘No Meloni day’ in 30 città italiane, con proteste che si sono svolte in modo pacifico in gran parte del territorio nazionale. Tuttavia, a Torino, gli scontri hanno raggiunto un livello di violenza inaudito, con 20 poliziotti feriti e un blitz alla Mole Antonelliana. La protesta, partita dalla stazione di Porta Susa, ha visto la partecipazione di un gruppo di antagonisti vicini al centro sociale Askatasuna, che hanno dato fuoco a un fantoccio con la foto del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, imbrattato bus e monumenti, strappato la bandiera italiana dal Museo del cinema per sostituirla con quella palestinese e lanciato uova e petardi contro i poliziotti in piazza San Carlo.
Il corteo degli studenti ha raggiunto il ministero dell’Istruzione e del Merito a Roma, dove i partecipanti hanno applicato vernice rossa sui cartelli con i volti di Meloni, Valditara e Bernini, e hanno scritto la frase “Ministero della guerra” sull’asfalto. Anche a Milano, il corteo è stato aperto da uno striscione con la scritta: “Studenti in rivolta contro repressione, genocidio e merito”, e una foto della premier con il volto imbrattato di vernice rossa. A Napoli, davanti al Maschio Angioino, gli studenti hanno esposto uno striscione: ‘Soldi alla scuola e non alla guerra’, e hanno lanciato fumogeni.
Reazioni politiche e condanna degli scontri
Il governo ha condannato fermamente gli scontri, definendoli “inaccettabili” e “gravi e indegni”. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha definito i responsabili “delinquenti violenti” e ha condannato anche coloro che li “difendono”. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha sottolineato che “ad essere presi di mira sono stati i palazzi delle Istituzioni e a essere aggrediti gli operatori delle Forze di polizia”. Il vicepremier Matteo Salvini ha assicurato che il governo “non si farà intimidire” e ha definito i manifestanti violenti “zecche rosse”. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha espresso la sua indignazione per gli scontri, definendo gli studenti violenti “replicanti degli estremisti degli anni ’70”.
Anche l’opposizione ha condannato gli scontri. La segretaria del Pd Elly Schlein ha espresso solidarietà agli agenti feriti, ma ha criticato il governo per la sua “strumentalizzazione politica della violenza”.
Il clima di tensione e la preoccupazione per il futuro
Gli scontri del ‘No Meloni day’ si inseriscono in un contesto di crescente tensione politica e sociale. La protesta degli studenti, che ha toccato un punto di massima violenza a Torino, ha evidenziato le divisioni profonde che attraversano la società italiana. Il governo, pur condannando gli scontri, ha dimostrato una certa rigidità nel rispondere alle critiche, alimentando ulteriormente la polarizzazione.
La preoccupazione è che la violenza, se non affrontata con un dialogo costruttivo e una maggiore attenzione alle istanze degli studenti, possa degenerare in un clima di instabilità sociale. La scuola italiana, in particolare, rischia di essere al centro di un conflitto politico che potrebbe compromettere il suo ruolo educativo e sociale.
Riflessioni sulla violenza e la protesta
La violenza non è mai la risposta, e la protesta deve sempre essere pacifica e rispettosa del diritto degli altri. È importante che le istituzioni e i leader politici condannino fermamente la violenza, indipendentemente da chi la perpetra, e che promuovano un dialogo costruttivo per affrontare le cause profonde del malcontento. È necessario che le istituzioni si impegnino a trovare soluzioni concrete per rispondere alle richieste degli studenti, come la riduzione delle tasse universitarie, il miglioramento delle condizioni delle scuole e l’aumento dei finanziamenti per la ricerca e l’istruzione. Solo attraverso un dialogo aperto e un impegno concreto da parte di tutti gli attori coinvolti si può contribuire a creare un clima di maggiore serenità e a prevenire future escalation di violenza.