Un amore tossico e la caduta del Muro di Berlino
“La metà della vita”, il nuovo romanzo di Terezia Mora, pubblicato da Gramma Feltrinelli, ci porta nel cuore della Germania dell’Est, in una piccola città dove vive Muna, una giovane donna il cui destino si intreccia con quello di Magnus, un fotografo dalla bellezza magnetica e dall’animo tormentato. Il loro amore è folle, tossico, e domina la vita di Muna, portandola a costruire un mondo parallelo e a vivere una realtà determinata dalla sua passione. La percezione della realtà di Muna è distorta da questo amore, che la porta a creare una verità tutta sua.
La caduta del Muro di Berlino, un evento storico che ha segnato un’epoca, fa da sfondo alla storia di Muna, ma non è il fulcro del romanzo. Mora non vuole scrivere un romanzo sulla caduta del Muro, ma piuttosto sulla storia di una donna che lotta con un amore tossico e con le conseguenze di un trauma personale che si intreccia con quello collettivo.
Il romanzo racconta l’incontro tra Muna e Magnus, il loro amore, la scomparsa di lui e la difficile ripresa di Muna tra Berlino e Vienna. Quando Magnus ricompare, diventa la ragione di vita di Muna, ma anche il suo inferno. Il loro rapporto è caratterizzato da ricatti, aggressività e manipolazione psicologica, descritti da Mora con una scrittura incisiva e senza orpelli.
L’emancipazione delle donne e la lotta contro i femminicidi
Il romanzo di Mora solleva importanti questioni sociali, come l’emancipazione delle donne e la lotta contro i femminicidi. L’autrice sottolinea come l’emancipazione delle donne proceda a un ritmo lento, come una lumaca sul ghiaccio, e come i femminicidi siano in aumento, soprattutto durante il lockdown. L’aumento dei femminicidi è correlato alla diminuzione degli interventi di aiuto istituzionali e alla difficoltà di fare prevenzione nel campo sanitario.
Mora cita l’esempio della Germania, dove ci vogliono sei mesi per poter fare una mammografia, e sottolinea come le autorità spesso non intervengono preventivamente in situazioni di pericolo, ma solo a fatti compiuti.
Un rapporto complesso con la madre e il padre assente
Oltre al rapporto tossico con Magnus, Muna ha un rapporto complesso anche con la madre, un’attrice di teatro che sprofonda nell’alcolismo dopo la morte del marito. La madre di Muna è una figura fragile e tormentata, che non riesce a dare alla figlia l’affetto e il sostegno di cui ha bisogno. Il rapporto tra Muna e la sua madre è un altro aspetto importante del romanzo, che evidenzia le difficoltà di comunicazione e di comprensione tra le due donne.
Il padre di Muna è una figura assente, lasciata all’immaginazione del lettore. Mora non fornisce dettagli sulla sua vita o sul suo ruolo nella vita di Muna, ma la sua assenza è un’altra ferita che Muna deve affrontare.
Il coraggio di una donna e la speranza per il futuro
“La metà della vita” non è solo un romanzo sull’amore tossico, ma anche un racconto di coraggio e di speranza. Muna è una donna che fa i conti con un passato difficile e con un presente doloroso, ma che non si arrende. La sua storia è un monito per tutti noi, un invito a riflettere sull’importanza dell’amore e della libertà, e sulla necessità di superare le vecchie concezioni binarie del mondo e dei rapporti.
Mora si augura che in futuro si guardi alla persona più che a tutto il resto, e che le donne ricevano una maggiore attenzione da parte dello Stato e dal punto di vista giuridico. Si auspica anche che il lavoro che le donne svolgono giorno per giorno venga riconosciuto e che i lavori domestici confluiscano in una pensione.
Una prospettiva di speranza
“La metà della vita” è un romanzo che ci invita a riflettere su temi importanti come l’amore, la libertà, la violenza di genere e l’emancipazione delle donne. Mentre la storia di Muna è intrisa di dolore e di sofferenza, la voce di Terezia Mora si fa portavoce di una speranza per il futuro, auspicando una società più equa e consapevole, dove le donne possano finalmente trovare la loro voce e il loro spazio.