Un addio intimo e privato
Milano ha dato l’ultimo saluto a Licia Pinelli, vedova dell’anarchico Giuseppe Pinelli, morto nel 1969 in circostanze misteriose, accusato ingiustamente della strage di Piazza Fontana. La donna, scomparsa lunedì scorso all’età di 96 anni, è stata salutata da un folto gruppo di persone che si sono radunate presso la casa funeraria di via Corelli.
Le figlie, Claudia e Silvia, hanno scelto di tenere una cerimonia privata, declinando la proposta del Comune di Milano di ospitarla presso la Casa della Memoria. “Abbiamo deciso di rifiutare la proposta del comune perché è solo una cosa nostra questa e volevamo che fosse così – ha spiegato Claudia Pinelli -, non volevamo nemmeno presenze istituzionali”.
Nel piazzale antistante la casa funeraria sono state posizionate delle casse per permettere anche a chi non riusciva ad entrare di assistere al saluto laico. Sul feretro è stata posta una bandiera anarchica, nera con la A vergata in rosso, la stessa che c’era sulla bara di Giuseppe Pinelli.
Presenze di spicco e un omaggio al passato
Tra le tante persone presenti alla cerimonia, si sono distinti amici di famiglia, militanti dell’Anpi, il presidente di Anpi Milano Primo Minelli, il fratello di Peppino Impastato, Giovanni, e Guido Salvini, ex magistrato che aveva riaperto le indagini sulla strage di piazza Fontana.
La scelta di una cerimonia privata, lontana da ogni formalità istituzionale, testimonia il profondo legame che le figlie di Licia Pinelli hanno voluto mantenere con la memoria del padre e con la loro storia familiare. La presenza di figure di spicco del movimento antifascista e di chi si è battuto per la verità sulla strage di Piazza Fontana, sottolinea il valore simbolico dell’evento, che si è trasformato in un momento di riflessione e di memoria collettiva.
Un’eredità di lotta per la giustizia
La scomparsa di Licia Pinelli rappresenta un’ulteriore perdita per la memoria storica del nostro paese. La sua vita è stata indissolubilmente legata a quella del marito, Giuseppe Pinelli, vittima di un’ingiustizia che ha segnato la storia italiana. La scelta di una cerimonia intima e privata, lontano dai riflettori e dalle formalità istituzionali, è un segno di rispetto per la dignità di una famiglia che ha combattuto per la verità e la giustizia. La memoria di Licia e Giuseppe Pinelli ci ricorda l’importanza di non dimenticare le vittime innocenti di ingiustizie e di continuare a lottare per la verità e la giustizia, anche quando la strada è lunga e tortuosa.