Migranti accampati al Porto Vecchio di Trieste
Un centinaio di migranti si sono accampati all’ingresso del Porto Vecchio di Trieste, in un varco non utilizzato. Dopo lo sgombero del Silos, a giugno, la fatiscente struttura distante soltanto pochi metri, dove molti avevano trovato rifugio negli ultimi anni in condizioni igienico-sanitarie inesistenti, i nuovi migranti giunti attraverso la ‘rotta balcanica’ si sono sistemati dietro le grandi porte del vecchio scalo portuale.
Qualcuno ha trovato un vecchio materasso, altri si sono procurati sacchi a pelo e altri ancora hanno costruito un letto di fortuna accumulando cuscini e abiti. Fino a qualche giorno fa il numero dei migranti era di qualche decina, ma il numero tende ad aumentare con il passare dei giorni e in questi giorni si aggira sulle cento persone.
L’area è all’aperto ma è dotata di una tettoia e riparata dal vento, protetta almeno in parte dal freddo che già si fa sentire. Durante l’estate molti dormivano all’aperto, nel giardino di piazza Libertà, a pochi metri dall’ingresso del porto, nel verde o sulle panchine ma con l’arrivo delle prime giornate di maltempo si sono trasferiti nel nuovo sito, dove le condizioni igieniche però sono sempre più precarie.
Condizioni precarie e mancanza di servizi
L’area infatti è priva di servizi igienici. La situazione è critica, con l’arrivo del freddo e l’aumento del numero di persone che cercano riparo. Le condizioni igienico-sanitarie sono precarie, con il rischio di diffusione di malattie.
Un problema che richiede soluzioni urgenti
La situazione dei migranti al Porto Vecchio di Trieste evidenzia la necessità di soluzioni urgenti per affrontare il problema dell’accoglienza e dell’assistenza a chi arriva in città attraverso la ‘rotta balcanica’. La mancanza di servizi igienici e le condizioni precarie del sito sono un problema serio che richiede un intervento immediato da parte delle autorità competenti. È necessario garantire ai migranti un luogo sicuro e dignitoso in cui vivere, con accesso a servizi essenziali e assistenza sanitaria. La solidarietà e l’accoglienza sono fondamentali per affrontare questa situazione complessa.