Esproprio simbolico a Porto Torres
Un gruppo di attivisti indipendentisti sardi, appartenenti a Sardigna Natzione, Entula e Unigcom, ha messo in atto un’azione dimostrativa di esproprio simbolico di un impianto eolico nella zona industriale di Porto Torres, in Sardegna. L’obiettivo dell’azione è stato quello di denunciare la speculazione energetica e l’invasione incontrollata di impianti eolici e fotovoltaici da parte delle multinazionali, a discapito degli interessi del popolo sardo.
Gli attivisti hanno recintato l’impianto eolico, situato vicino a Monte Rosè, con l’intento di simulare un’azione di esproprio. L’azione è stata accompagnata da un documento nel quale gli indipendentisti hanno ribadito la loro posizione critica nei confronti della politica energetica italiana, che secondo loro favorisce le multinazionali a scapito del territorio e della popolazione sarda.
La denuncia della speculazione energetica
Nel documento, gli indipendentisti hanno ricordato che da decenni denunciano il pericolo rappresentato da un’invasione incontrollata di impianti eolici e fotovoltaici, autorizzata dallo stato italiano, a vantaggio esclusivo delle multinazionali. Hanno sottolineato come la strategia energetica italiana non tenga conto delle esigenze del territorio e della popolazione sarda, e come gli impianti energetici siano spesso realizzati in zone di pregio paesaggistico e ambientale, con un impatto negativo sull’ecosistema.
Gli indipendentisti hanno inoltre denunciato la mancanza di trasparenza e di partecipazione nella pianificazione e realizzazione degli impianti energetici, e hanno sottolineato come la popolazione sarda non abbia voce in capitolo in merito alle scelte che riguardano il suo territorio e il suo futuro energetico.
La richiesta di esproprio e transizione energetica
Gli attivisti hanno chiesto che gli impianti già costruiti e in produzione, di proprietà di società speculative e multinazionali, vengano espropriati dal popolo sardo, utilizzando le previsioni dello statuto sardo. Hanno proposto una transizione energetica che vada in contrasto con la politica coloniale, che secondo loro è attuata dallo stato italiano in Sardegna.
Gli indipendentisti hanno sottolineato la necessità di una transizione energetica che tenga conto delle esigenze del territorio e della popolazione sarda, e che sia basata su fonti rinnovabili gestite e controllate dal popolo sardo. Hanno espresso la loro convinzione che l’esproprio degli impianti energetici sia un passo necessario per affermare la sovranità energetica della Sardegna e per garantire un futuro sostenibile per il territorio e la sua popolazione.
Una protesta simbolica con un messaggio forte
L’azione di esproprio simbolico a Porto Torres rappresenta un chiaro segnale di protesta contro la speculazione energetica in Sardegna. Gli indipendentisti sardi denunciano una situazione che vede il territorio sfruttato a vantaggio di interessi esterni, con un impatto negativo sull’ambiente e sulla vita delle comunità locali. La richiesta di esproprio degli impianti energetici, seppur simbolica, è un’indicazione forte della volontà di rivendicare la sovranità energetica e di costruire un futuro energetico più sostenibile e equo per la Sardegna.