Il processo e le accuse
Il processo, iniziato oggi nell’aula bunker del carcere di Poggioreale, vede imputati 43 persone, tra cui militanti di Disoccupati 7 Novembre, Cantiere167 Scampia, SI Cobas e Laboratorio Politico Iskra. Le accuse riguardano una serie di manifestazioni avvenute tra il 22 dicembre 2022 e il 24 marzo 2023, durante la mobilitazione straordinaria indetta dai disoccupati in risposta alla mancata risposta delle istituzioni e ai continui rinvii dei tavoli d’incontro per la chiusura di una vertenza decennale. Gli attivisti denunciano che l’indagine, frutto dell’accorpamento di 9 distinti fascicoli, mira a criminalizzare la lotta dei disoccupati, utilizzando lo stratagemma di cumulare eventi distinti per incrementare le accuse e le pene.
La lotta per il lavoro e la dignità
Gli attivisti sottolineano che la mobilitazione dei disoccupati è stata un’esperienza di lotta e di emancipazione, di battaglia contro la marginalità sociale, con l’obiettivo di rivendicare salario, lavoro utile e dignità. L’esperienza ha portato a sbloccare un percorso di accompagnamento alla formazione per oltre 600 disoccupati, finalizzato all’inserimento lavorativo. Inoltre, gli attivisti hanno contribuito alla ricomposizione di un fronte unico di classe, sostenendo gli scioperi e le lotte operaie, e si sono impegnati nei quartieri per un’alternativa all’emergenza abitativa e alla barbarie sociale.
La strategia dello Stato
Gli attivisti denunciano una strategia dello Stato che mira a dividere le lotte proletarie, costruendo una cortina di filo spinato tra lavoratori, disoccupati e altri segmenti della classe oppressa. L’obiettivo sarebbe quello di attaccare un’esperienza di lotta e di emancipazione, criminalizzando la lotta per il lavoro e la dignità.
Un’analisi critica del processo
Il processo a Napoli solleva importanti questioni sul ruolo dello Stato e delle istituzioni nella gestione delle proteste sociali. La criminalizzazione delle lotte per i diritti sociali è un fenomeno preoccupante, che rischia di limitare la libertà di espressione e di protesta. È fondamentale che la società civile si impegni a difendere il diritto di protesta e a promuovere un dialogo costruttivo tra le istituzioni e i movimenti sociali.