Le foto come un’ossessione?
“Ogni volta che ci vedevamo facevo tante foto a Lei o a entrambi insieme. Mi piaceva farlo ed era un’abitudine. Ci saranno almeno tra le 15mila e le 20mila foto nella galleria del mio cellulare”. Lo scrive Filippo Turetta nel memoriale depositato durante l’ultima udienza del processo per l’omicidio di Giulia Cecchettin.
Turetta sostiene nel suo scritto che Giulia “non era preoccupata o infastidita da questo”. Quelle fotografie sono state guardate e riguardate dal giovane durante la fuga in Germania, dopo l’omicidio e l’abbandono del cadavere della ragazza, anche come motivazione nel vano tentativo di suicidarsi.
Giulia venne fotografata anche il pomeriggio del delitto, sabato 11 novembre 2023, quando i due andarono a fare shopping al centro commerciale “Nave de Vero” di Marghera. “Ho scattato diverse foto – scrive Turetta – a noi o solo a Lei, ma non c’è niente di strano in questo”. Nel suo memoriale ribadisce – cosa che ha detto anche nel corso dell’interrogatorio in aula – che Giulia “è stata la mia prima e sola ragazza”.
Un’immagine di un amore ossessivo?
La quantità di foto scattate a Giulia da parte di Turetta, e la loro funzione di “motivazione” durante la fuga e il tentativo di suicidio, sollevano interrogativi sulla natura del loro rapporto.
Le parole di Turetta, “non c’è niente di strano in questo”, sembrano sottolineare una sorta di ossessione per la ragazza, una necessità di “possederla” anche attraverso l’obiettivo della fotocamera.
La difesa di Turetta si basa sull’idea di un amore puro e incondizionato, ma la sua insistenza sulla natura esclusiva del loro rapporto e la sua ossessione per le foto di Giulia potrebbero suggerire un’altra interpretazione.
L’analisi di questo aspetto potrebbe fornire ulteriori informazioni sul contesto del delitto e sulle dinamiche del rapporto tra i due giovani.
La prospettiva psicologica
La quantità di foto scattate e il loro utilizzo da parte di Turetta durante la fuga e il tentativo di suicidio suggeriscono un possibile disagio psicologico. Il suo comportamento potrebbe essere interpretato come un tentativo di controllare e possedere Giulia anche dopo la sua morte, un’ossessione che ha contribuito alla sua fuga e al suo tentativo di suicidio. La difesa di Turetta si basa su un’idea di amore puro, ma l’analisi psicologica potrebbe rivelare un quadro più complesso.