La chiave d’oro di Pompei al centro di un’inchiesta
Un nuovo capitolo si apre nel caso Sangiuliano, con la chiave d’oro di Pompei al centro di un’intricata vicenda che coinvolge ex ministri e una consulente. L’oggetto, donato al ministro Gennaro Sangiuliano, è stato valutato circa 12.000 euro, ma secondo le dichiarazioni dell’ex ministro, sarebbe stato ritenuto di valore inferiore a 300 euro.
L’inchiesta, condotta da Alessandro Sortino per “Le Iene”, ha svelato un documento inedito firmato dall’allora capo del dicastero della Cultura, che sarà mostrato in esclusiva nel servizio in onda domenica 27 ottobre su Italia1.
Secondo le Iene, la Corte dei conti starebbe indagando sulla sorte della chiave d’oro, mentre i Pm di Roma indagano sulla relazione tra Sangiuliano e la consulente mancata del ministero, Maria Rosaria Boccia. I Carabinieri del nucleo investigativo avrebbero interrogato i dipendenti del comune di Pompei, tra cui un segretario comunale che ha confermato di essere stato interrogato per il caso Boccia.
Il passato di Franceschini e la restituzione della chiave
L’inchiesta ha coinvolto anche il predecessore di Sangiuliano, Dario Franceschini, che aveva ricevuto la chiave d’oro prima di lui. Secondo la legge, quando un ministro riceve un dono di valore superiore a 300 euro, è obbligato a consegnarlo all’amministrazione pubblica.
Franceschini ha dichiarato di aver conservato la chiave per tre anni e di averla restituita solo quest’estate, dopo lo scandalo che ha coinvolto Sangiuliano. Il ministro ha spiegato di aver pensato che la chiave fosse “una patacca”, ma ha poi restituita dopo aver letto della vicenda di Sangiuliano.
L’orafa che ha realizzato la chiave ha smentito categoricamente la possibilità che l’oggetto fosse di scarso valore, sottolineando che era certificato e conteneva pietre preziose. “Se poteva sembrare una patacca? Ma per l’amor di Dio lei mi offende! Era certificata e tutto era scritto”, ha dichiarato l’orafa.
Il mistero della chiave scomparsa e le dichiarazioni di Sangiuliano
Sangiuliano, in un’intervista a La Stampa a settembre, aveva dichiarato che la chiave era “protocollata insieme agli altri doni” al ministero. Tuttavia, la consulente Maria Rosaria Boccia ha sollevato dubbi su questa affermazione, chiedendo di vedere la chiave protocollata.
Nel documento firmato da Sangiuliano, l’ex ministro spiega di aver ritenuto che la chiave fosse di valore inferiore a 300 euro, ma non avrebbe dichiarato di averla consegnata e protocollata al ministero. Sangiuliano sostiene di non aver mai sospettato il valore della chiave, nonostante la presenza di pietre preziose incastonate nell’oro.
L’ex ministro ha anche affermato di non avere più la chiave, che sarebbe in possesso di Maria Rosaria Boccia. Sangiuliano si è detto pronto a corrispondere la somma prescritta per la differenza tra il valore reale della chiave e i 300 euro, ovvero 11.700 euro.
La reazione di Maria Rosaria Boccia e le prossime indagini
Maria Rosaria Boccia, raggiunta da Alessandro Sortino, ha chiesto di spegnere la telecamera e ha lasciato il luogo a bordo della sua auto. Poco dopo, ha diffidato il programma “Le Iene” dall'”astenersi dal diffondere servizi che contengano notizie destituite di fondamento”.
Le nuove inchieste della Procura e della Corte dei conti saranno cruciali per fare chiarezza su questa intricata vicenda. La chiave d’oro di Pompei continua a essere un mistero, con molti interrogativi ancora senza risposta.
Un caso che solleva dubbi sull’etica pubblica
Questo caso solleva dubbi sull’etica pubblica e sulla gestione dei doni da parte dei ministri. La vicenda della chiave d’oro di Pompei dimostra come la mancanza di trasparenza e la non corretta valutazione del valore di un dono possano portare a situazioni intricate e sospette. È fondamentale che i funzionari pubblici agiscano con la massima trasparenza e responsabilità, rispettando le norme e le procedure previste per la gestione dei doni. Questo caso dovrebbe servire come monito per garantire una maggiore attenzione e scrupolosità nella gestione di questi aspetti, a tutela dell’integrità e della fiducia nella pubblica amministrazione.