Roma – Una nuova battaglia a tutela dei consumatori è stata avviata dal Codacons, che ha presentato un esposto formale all’Antitrust e all’Enac (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) contro numerose compagnie aeree. L’accusa è pesante: indicare sui biglietti di viaggio una durata del volo significativamente superiore a quella effettiva. Questa strategia, nota a livello internazionale come “padding” o “schedule padding“, avrebbe lo scopo di mettersi al riparo dalle richieste di risarcimento economico previste dalla normativa europea in caso di ritardo.
La pratica del “Padding”: come funziona e perché danneggia i passeggeri
Il meccanismo è tanto semplice quanto, secondo il Codacons, scorretto. Gonfiando artificialmente i tempi di percorrenza, le compagnie aeree creano un margine di tolleranza che permette loro di assorbire eventuali ritardi operativi senza superare la soglia delle tre ore, oltre la quale scatta l’obbligo di indennizzo per il passeggero. Secondo il Regolamento (CE) n. 261/2004, infatti, i passeggeri hanno diritto a una compensazione pecuniaria che varia da 250 a 600 euro a seconda della tratta, qualora il loro volo arrivi a destinazione con un ritardo pari o superiore a tre ore rispetto all’orario previsto, a meno che il ritardo non sia causato da circostanze eccezionali.
Come sottolineato da Giuseppe Conversano, CEO della società specializzata RimborsoAlVolo, questa pratica permette alle compagnie di risparmiare una cifra stimata tra i 170 e i 200 milioni di euro all’anno solo in Italia, a danno di circa 650.000 viaggiatori. In pratica, anche se un volo parte in ritardo o subisce rallentamenti durante il tragitto, atterrando comunque entro l’orario “gonfiato” indicato sul biglietto, per il sistema risulterà puntuale, negando di fatto al passeggero il diritto a un giusto indennizzo.
Le tratte incriminate: scostamenti fino a 70 minuti
L’esposto del Codacons non si basa su supposizioni, ma su dati concreti che evidenziano scostamenti notevoli tra la durata dichiarata e quella reale. Le differenze, tutt’altro che trascurabili, variano a seconda della lunghezza della tratta:
- Voli a lungo raggio: qui si registrano le discrepanze maggiori, che possono arrivare fino a 70 minuti. Ad esempio, un volo Roma Fiumicino-Miami, dichiarato della durata di 11 ore e 55 minuti, impiegherebbe in realtà 10 ore e 45 minuti. Similmente, il Roma-Buenos Aires viene indicato a 14 ore, ma il tempo di volo effettivo è di 13 ore e 10 minuti, con uno scarto di 50 minuti.
- Voli a medio raggio: anche sulle tratte europee le differenze sono significative, oscillando tra i 40 e i 50 minuti. Il Codacons cita il Milano Malpensa-Reykjavík (47 minuti di differenza) e il Roma Fiumicino-New York (41 minuti).
- Voli a corto raggio: perfino sulle tratte più brevi si riscontrano allungamenti dei tempi di circa 20-25 minuti. Esempi includono il Roma-Istanbul (+25 minuti), il Venezia-Amsterdam (+24 minuti) e il Milano-Atene (+23 minuti).
Le implicazioni legali e la richiesta di intervento
Secondo il Codacons, questa condotta non solo comprime i diritti dei passeggeri, ma altera anche il corretto equilibrio contrattuale tra vettore e utente finale, ponendosi in aperto contrasto con la normativa europea e nazionale a tutela dei consumatori. L’associazione dei consumatori sostiene che indicare una durata del volo non veritiera possa configurare una pratica commerciale ingannevole, in quanto fornisce al cliente una rappresentazione errata delle caratteristiche del servizio offerto, inducendolo in errore.
Per queste ragioni, l’esposto chiede all’Antitrust e all’Enac di avviare un’istruttoria formale per accertare la correttezza del comportamento delle compagnie aeree e, in caso di violazioni, di adottare i provvedimenti sanzionatori necessari. L’obiettivo è quello di garantire maggiore trasparenza e di ripristinare le tutele previste per i viaggiatori, che spesso non sono a conoscenza di queste pratiche e dei loro diritti.
In passato, le compagnie aeree hanno giustificato tempi di volo più lunghi come una misura precauzionale per gestire imprevisti quali traffico aereo intenso o condizioni meteorologiche avverse. Tuttavia, il Codacons ribatte che questa prassi, se sistematica, si traduce in un ingiustificato svantaggio per il consumatore, il cui diritto al rimborso viene di fatto annullato a priori.
