Roma – Il Senato ha dato il via libera definitivo, con 93 voti favorevoli, 51 contrari e 5 astenuti, al disegno di legge che riscrive le regole sulla responsabilità per danno erariale e riorganizza le funzioni della Corte dei Conti. La riforma, approvata in un testo identico a quello passato alla Camera, introduce novità sostanziali che modificano profondamente l’equilibrio tra azione amministrativa, controllo e responsabilità nella gestione delle risorse pubbliche. Il governo e la maggioranza difendono il provvedimento come uno strumento essenziale per superare la cosiddetta “paura della firma”, quel fenomeno di burocrazia difensiva che, secondo l’esecutivo, paralizza l’azione dei funzionari pubblici e rallenta la realizzazione di opere strategiche, inclusi i progetti legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Tuttavia, le opposizioni e l’Associazione dei Magistrati della Corte dei Conti hanno espresso fortissime critiche, parlando di un “indebolimento dei controlli”, di una “pagina buia per i cittadini” e di un potenziale “liberi tutti” nella gestione del denaro pubblico.

Una nuova definizione di “Colpa Grave”

Il cuore della riforma risiede nella nuova e più restrittiva definizione della colpa grave, uno dei pilastri su cui si fonda l’azione di responsabilità della magistratura contabile. D’ora in poi, il danno erariale potrà essere contestato, oltre che per dolo (la volontà di causare il danno), solo in presenza di una colpa grave caratterizzata da elementi specifici e circoscritti. Si potrà procedere solo in caso di:

  • Violazione manifesta delle norme di diritto applicabili: non una semplice interpretazione errata, ma un contrasto palese con la legge.
  • Travisamento del fatto: una percezione della realtà palesemente distorta e contraria alle evidenze.
  • Affermazione o negazione di un fatto la cui esistenza è incontrastabilmente esclusa dagli atti: una dichiarazione in aperto conflitto con le prove documentali.

Cruciale è l’esclusione dal perimetro della colpa grave della grave negligenza. Questo significa che comportamenti superficiali, imprudenti o incompetenti, se non rientrano nelle casistiche sopra elencate, non saranno più sufficienti per fondare un’accusa di danno erariale. Una modifica che, secondo i critici, riduce drasticamente la deterrenza nei confronti della cattiva gestione.

Tetto ai risarcimenti: lo “sconto” sul danno

Un’altra delle novità più dibattute è l’introduzione di un doppio tetto al risarcimento dovuto dal funzionario pubblico in caso di condanna per colpa grave. L’importo che potrà essere richiesto non sarà superiore al 30% del pregiudizio accertato e, in ogni caso, non potrà eccedere il doppio della retribuzione lorda annuale del condannato. Questa misura, definita dalle opposizioni uno “sconto” strutturale del 70%, trasforma di fatto il risarcimento in una sanzione dall’importo prevedibile e limitato. La maggioranza sostiene che ciò contribuisca a rendere il rischio professionale più gestibile, ma per i detrattori il messaggio è che la gran parte del danno causato alla collettività non verrà mai recuperato e resterà a carico dei cittadini.

Il Silenzio-Assenso e i controlli sul PNRR

La riforma interviene pesantemente anche sulle modalità di controllo preventivo di legittimità esercitato dalla Corte dei Conti, in particolare sugli appalti di importo superiore alla soglia europea e sui contratti legati all’attuazione del PNRR. Viene introdotto un meccanismo di silenzio-assenso: se la Corte non si pronuncia entro 30 giorni (termine estensibile a 90), l’atto si intende approvato a tutti gli effetti, escludendo la futura contestazione della responsabilità erariale per quel provvedimento. Questa norma ha sollevato un coro di proteste. I magistrati contabili paventano un ingolfamento degli uffici, rendendo di fatto impossibile un’analisi approfondita nei tempi stretti previsti, con il rischio che il mancato controllo diventi la regola anziché l’eccezione. Le opposizioni parlano di una “legalità a tempo” che potrebbe lasciare senza un vaglio effettivo miliardi di euro di appalti pubblici.

Le altre novità della riforma

Il provvedimento, composto da sei articoli, introduce ulteriori cambiamenti significativi:

  • Funzioni consultive e scudo PNRR: Le amministrazioni potranno chiedere pareri preventivi alla Corte su questioni concrete legate al PNRR (di valore superiore a un milione di euro). Una volta ottenuto il parere, la colpa grave del funzionario che si è attenuto ad esso viene esclusa.
  • Obbligo di assicurazione: Scatta l’obbligo di copertura assicurativa per chiunque gestisca risorse pubbliche, per coprire i danni derivanti da colpa grave.
  • “Buona fede” degli organi politici: Per gli atti di competenza degli uffici tecnici, la responsabilità non si estende automaticamente a sindaci e assessori, la cui buona fede è presunta fino a prova contraria.
  • Sospensione: Nei casi più gravi, il giudice contabile può disporre la sospensione del condannato dalla gestione di fondi pubblici per un periodo da sei mesi a tre anni.
  • Delega al Governo: L’esecutivo è delegato ad adottare entro 12 mesi decreti legislativi per riordinare complessivamente le funzioni della Corte dei Conti.

Le ragioni del contendere: “paura della firma” contro “voglia di impunità”

Il dibattito politico e istituzionale sulla riforma è stato durissimo. Da un lato, il Governo e la maggioranza, con il sottosegretario Alfredo Mantovano, affermano che le nuove norme mirano a proteggere gli amministratori onesti e a sbloccare il Paese, garantendo che “chi commette dei fatti con dolo […] risponde al 100%”. Dall’altro lato, le opposizioni, da PD a M5S, e associazioni come Libera, denunciano la legge come un “arretramento gravissimo” che scardina il principio di responsabilità e garantisce l’impunità. Molti vedono nel provvedimento una “vendetta” o una “ritorsione” del governo contro la Corte dei Conti, dopo i rilievi mossi dai magistrati contabili su dossier importanti come il Ponte sullo Stretto di Messina e il centro per migranti in Albania. Una lettura che Palazzo Chigi respinge con fermezza. L’Associazione dei Magistrati contabili ha definito l’approvazione della legge una “pagina buia”, che segna “un passo indietro nella tutela dei bilanci pubblici” e indebolisce il principio di responsabilità nella gestione del denaro dei cittadini.

Di veritas

🔍 Il vostro algoritmo per la verità, 👁️ oltre le apparenze, 💖 nel cuore dell’informazione 📰

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *