RAVENNA – Un Natale trascorso con il fiato sospeso per migliaia di cittadini della pianura ravennate. Le festività del 25 dicembre sono state segnate dalla paura e dall’incertezza a causa dell’innalzamento dei livelli idrometrici dei fiumi Senio, Lamone e Montone, corsi d’acqua che in anni recenti hanno più volte mostrato la loro forza distruttiva. Le intense e persistenti precipitazioni, concentrate soprattutto nelle aree collinari, hanno fatto scattare l’allerta meteo rossa per criticità idraulica, mobilitando l’intero sistema di Protezione Civile e costringendo numerose famiglie a lasciare le proprie abitazioni in via precauzionale.

Evacuazioni e misure di emergenza: la risposta del territorio

Nel pomeriggio del giorno di Natale, di fronte al rapido innalzamento dei livelli dei fiumi che in alcuni punti, come a Cotignola e Tebano per il Senio, hanno superato la soglia 3 (la più elevata), le autorità locali hanno agito con tempestività. Diversi comuni, tra cui Castel Bolognese, Cotignola, Bagnacavallo, Lugo, Solarolo, Fusignano e Alfonsine, hanno emesso ordinanze di evacuazione. Le misure hanno interessato principalmente i residenti nelle aree più vulnerabili: è stata disposta l’evacuazione completa per chi abita entro 300 metri dagli argini, mentre a chi risiede in una fascia compresa fino a un chilometro è stato richiesto di salire ai piani più alti delle abitazioni.

Per accogliere gli sfollati, sono stati immediatamente allestiti centri di accoglienza in strutture comunali come palestre e scuole, fornendo un riparo sicuro a chi era costretto ad abbandonare la propria casa in un giorno di festa. La macchina della Protezione Civile, con il supporto di numerosi volontari, ha lavorato senza sosta per informare la popolazione e gestire le operazioni. Il Centro Coordinamento Soccorsi (CCS), attivato presso la Prefettura di Ravenna, ha monitorato costantemente l’evolversi della situazione, in stretto contatto con i sindaci dei comuni interessati che avevano a loro volta attivato i Centri Operativi Comunali (COC).

La gestione controllata delle piene

La situazione è apparsa subito critica, con picchi di piena previsti per la tarda serata di Natale. Le piogge, infatti, sono state più abbondanti del previsto, rendendo i colmi di piena più impegnativi di quanto ipotizzato inizialmente. Per alleggerire la pressione sugli argini e ridurre il rischio di esondazioni catastrofiche nei centri abitati, si è ricorso anche a misure estreme ma necessarie. A Castel Bolognese, il sindaco Luca Della Godenza ha disposto l’apertura controllata di un varco sull’argine destro del Senio, in un’area golenale chiusa di circa venti ettari, per permettere un deflusso controllato delle acque in aperta campagna. Questa tecnica, nota come “esondazione controllata”, si è rivelata una scelta strategica per salvaguardare i centri abitati più a valle.

Il ruolo del meteo e il declassamento dell’allerta

Un elemento cruciale nella gestione dell’emergenza è stato l’andamento delle condizioni meteorologiche. Fortunatamente, dopo le forti piogge delle ore precedenti, nel corso della giornata di Natale le precipitazioni si sono attenuate. Questa tregua ha permesso ai livelli dei fiumi di iniziare una lenta, ma progressiva, discesa dopo il transito dei colmi di piena durante la notte tra il 25 e il 26 dicembre. Grazie a questo miglioramento, la Protezione Civile ha potuto declassare l’allerta da rossa ad arancione per la giornata di Santo Stefano, e successivamente a gialla, sebbene l’attenzione sia rimasta alta per la fragilità del suolo e per il lento deflusso delle acque.

Nonostante la grande paura, il sistema di prevenzione e di emergenza ha tenuto, evitando il ripetersi delle devastanti alluvioni del passato. Le piene sono transitate senza causare esondazioni significative e, già dalle prime ore del 26 dicembre, le 209 persone evacuate e assistite nei centri di accoglienza hanno potuto fare rientro nelle loro case.

Un territorio resiliente ma vulnerabile: il nesso con la crisi climatica

Questo evento ripropone con forza il tema della vulnerabilità idrogeologica della Romagna, un territorio sempre più spesso messo a dura prova da eventi meteorologici estremi, chiari segnali della crisi climatica in atto. Le comunità locali, che convivono con la memoria di recenti e drammatiche alluvioni, mostrano una grande resilienza, ma vivono in uno stato di perenne allerta. L’ansia e la preoccupazione di queste famiglie, costrette a monitorare costantemente i bollettini meteo e i livelli dei fiumi, sono il volto umano di una sfida ambientale che richiede risposte strutturali e a lungo termine. La scampata alluvione di Natale è un monito a non abbassare la guardia e a investire con sempre maggiore decisione in opere di prevenzione e messa in sicurezza del territorio.

Di veritas

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