Un simbolo potente, un varco che non separa ma unisce, una soglia fisica e metaforica che invita alla riflessione e al dialogo. È stata inaugurata oggi a Milano, nella piazza antistante la storica Casa Circondariale di San Vittore, la prima “Porta della Speranza”, un’imponente opera lignea progettata dall’architetto di fama internazionale Michele De Lucchi. Questo evento segna l’avvio di un ambizioso progetto che, tra la fine del 2025 e il 2026, vedrà sorgere installazioni artistiche simili di fronte a diversi istituti penitenziari italiani, con l’obiettivo di creare un ponte tra la comunità carceraria e la società civile.

Un’Architettura Senza Muro per un Dialogo Aperto

“È pura e solida presenza, senza muro: non separa, non conduce, semplicemente è. Non distingue un dentro e un fuori, una stanza da un’altra, ma segna un luogo sospeso, aperto al possibile”. Con queste parole, lo stesso Michele De Lucchi ha descritto la sua creazione. L’opera si compone di due alti battenti in legno di cedro profumato, semichiusi e privi di telaio, che evocano un passaggio, un’apertura verso l’ignoto e le infinite possibilità. La superficie, lavorata con un bugnato sfaccettato a punta di diamante, è un omaggio esplicito al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, città natale dell’architetto, e al genio del Rinascimento italiano. Una scelta stilistica che non intende rappresentare una barriera, ma piuttosto la forza che sta alla base di ogni trasformazione.

L’installazione, collocata nella rinnovata Piazza Filangieri, diventa così un “monumento alla speranza”, come l’ha definita il curatore del progetto Davide Rampello, un invito a considerare la trasformazione come un cammino condiviso e non un gesto isolato. De Lucchi ha sottolineato di aver scelto un materiale vivo come il legno, perché “viene dalla vita e continua a vivere”, e di aver concepito la porta come un segno che rappresenta “le occasioni che si aprono, le meditazioni interiori che portano a un nuovo pensiero”.

Un Progetto Promosso dalla Santa Sede per la Rigenerazione Sociale

L’iniziativa “Porte della Speranza” è promossa dalla Fondazione Pontificia Gravissimum Educationis del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede, in stretta collaborazione con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) del Ministero della Giustizia. Realizzato dal Comitato Giubileo Cultura Educazione con Rampello & Partners, il progetto gode del contributo di Fondazione Cariplo e del patrocinio del Comune di Milano. L’idea si inserisce profondamente nel magistero di Papa Francesco e trova ispirazione nel gesto simbolico dell’apertura di una Porta Santa nel carcere romano di Rebibbia all’inizio del Giubileo.

Il Cardinale José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, ha spiegato il senso profondo dell’iniziativa: “Aprire una porta, anche quando non esiste un muro, significa riconoscere che nessuna vita è priva di futuro. Con questo progetto desideriamo affermare che la speranza non è un ornamento, ma una responsabilità condivisa: una possibilità che si rinnova proprio nei luoghi dove sembra più fragile”. Un concetto ribadito anche dalle parole di Papa Leone XIV durante il Giubileo dei detenuti, che ha ricordato come “da ogni caduta ci si deve poter rialzare”.

Dall’Arte alla Formazione: Un Percorso Completo di Reinserimento

“Porte della Speranza” non si limita al pur potente valore simbolico delle installazioni artistiche. Il progetto si articola su due direttrici complementari, esterna ed interna al carcere. All’interno degli istituti di pena coinvolti, infatti, verranno attivati itinerari educativi, laboratoriali e pastorali. Questi percorsi mirano ad accompagnare le persone detenute in un cammino di crescita personale e a fornire loro competenze concrete per un futuro reinserimento nella società.

Sono previste collaborazioni con istituzioni di eccellenza come l’Accademia di Belle Arti di Brera e ALMA – La Scuola Internazionale di Cucina Italiana, per offrire corsi di formazione che possano tradursi in opportunità lavorative. Un modo concreto per trasformare la speranza in un progetto di vita, coinvolgendo attivamente educatori, cappellani e associazioni di volontariato che già operano all’interno del sistema penitenziario.

Un Itinerario Culturale Attraverso l’Italia

Dopo la tappa inaugurale di Milano, il progetto proseguirà il suo viaggio toccando altre sette carceri italiane, coinvolgendo altrettanti grandi interpreti della cultura contemporanea. Ogni autore, in dialogo con le direzioni dei penitenziari e ascoltando le voci dei detenuti, darà vita a un’opera unica. Il programma prevede le seguenti tappe:

  • Lecce, sezione femminile di Borgo San Nicola, con il designer Fabio Novembre.
  • Roma, carcere di Regina Coeli, con il pittore e scultore Gianni Dessì.
  • Venezia, Santa Maria Maggiore alla Giudecca, con il regista Mario Martone.
  • Palermo, carcere Pagliarelli, con lo chef Massimo Bottura.
  • Brescia, Canton Mombello, con l’architetto Stefano Boeri.
  • Napoli, carcere di Secondigliano, con l’artista Mimmo Paladino.
  • Reggio Calabria, sezione femminile del Giuseppe Panzera, con l’astrofisica Ersilia Vaudo Scarpetta.

Il progetto ha anche una dimensione internazionale, con la realizzazione di due porte in Portogallo, a Leiria e a Tires, a testimonianza della portata universale del messaggio di speranza e rigenerazione. L’intero percorso, dalle visite nelle carceri alla realizzazione delle opere, sarà documentato attraverso un film e una pubblicazione editoriale, per lasciare una traccia duratura di questa straordinaria iniziativa.

Di veritas

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