ROMA – L’Italia si dota di uno strumento strategico per affrontare una delle sfide più complesse e affascinanti del nostro tempo: l’impatto dell’Intelligenza Artificiale sul mondo del lavoro. Con la firma del decreto ministeriale che attua la legge n. 132 del 2025, nasce ufficialmente l’Osservatorio sull’Intelligenza artificiale nel mondo del lavoro, una “cabina di regia pubblico-sociale” che avrà il compito di monitorare, analizzare e governare la transizione digitale in ambito occupazionale. Una mossa che posiziona il nostro Paese in prima linea nella definizione di un approccio etico e sostenibile all’innovazione, in piena coerenza con l’AI Act europeo.
A presiedere questa importante istituzione sarà la ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone, che ha sottolineato la volontà di creare un “luogo aperto e stabile di confronto in cui istituzioni, parti sociali ed esperti lavorano insieme per governare il cambiamento”. L’obiettivo è chiaro e ambizioso: “Non vogliamo che siano gli algoritmi a decidere il destino delle persone. Le decisioni sul lavoro devono restare umane, responsabili e verificabili”, ha dichiarato la ministra.
Una struttura complessa per una sfida epocale
L’Osservatorio, che diventerà pienamente operativo a partire dall’inizio del 2026 con la nomina di tutti i suoi componenti, si prefigge di essere una struttura permanente di governance piuttosto che un semplice “think tank”. La sua architettura è pensata per garantire un approccio multidisciplinare e partecipato, articolandosi in diversi organi chiave:
- Un Comitato di indirizzo, con funzioni di coordinamento generale.
- Una Commissione etica, per assicurare che lo sviluppo tecnologico sia sempre orientato al bene comune.
- Una Consulta delle parti sociali, per garantire il dialogo costante con sindacati e associazioni di categoria.
- Quattro Comitati tecnico-scientifici tematici, dedicati ad approfondire specifici ambiti di impatto dell’IA.
Tra i compiti principali dell’Osservatorio vi saranno la definizione di una strategia nazionale sull’IA in ambito lavorativo, il monitoraggio degli effetti su produttività e occupazione, l’individuazione dei settori più esposti al cambiamento e l’aggiornamento costante di linee guida per imprese e lavoratori.
La guida etica di Padre Paolo Benanti
Un elemento di particolare rilievo è la nomina di Padre Paolo Benanti a presidente della Commissione etica. Teologo, professore universitario ed esperto di etica delle tecnologie, nonché presidente della Commissione sull’IA per l’informazione presso la Presidenza del Consiglio, Benanti rappresenta una figura di altissimo profilo per garantire che la bussola dell’innovazione punti sempre verso la tutela della dignità umana. “L’etica non deve essere percepita come un freno all’innovazione, ma come la bussola necessaria per orientare la trasformazione digitale verso il bene comune”, ha affermato Padre Benanti. Il suo ruolo sarà cruciale per assicurare che “l’efficienza degli algoritmi non calpesti mai la dignità della persona”.
AppLi: il “web coach” per il lavoro si apre a tutti
In parallelo all’iniziativa istituzionale, il Ministero del Lavoro amplia il raggio d’azione di uno strumento già operativo e molto apprezzato: AppLi, l’assistente virtuale per il lavoro. Dopo una prima fase sperimentale di tre mesi dedicata ai giovani tra i 18 e i 35 anni, questo “web coach” basato sull’IA generativa è ora accessibile a tutti i cittadini tramite autenticazione con SPID o CIE. AppLi offre un supporto concreto e personalizzato per l’orientamento, la formazione e l’inserimento lavorativo, aiutando gli utenti nella stesura di CV, nella simulazione di colloqui e nella ricerca di opportunità in linea con il proprio profilo. Un esempio pratico di come l’IA possa essere messa al servizio delle persone per migliorare l’accesso al mercato del lavoro.
I dati Istat: l’adozione dell’IA raddoppia, ma persistono i divari
La creazione dell’Osservatorio giunge in un momento di forte accelerazione nell’adozione dell’Intelligenza Artificiale da parte del tessuto produttivo italiano. Secondo gli ultimi dati Istat su “Imprese e Ict”, nel corso del 2025 la percentuale di imprese con almeno 10 addetti che utilizzano almeno una tecnologia di IA è raddoppiata, passando dall’8,2% del 2024 al 16,4%. Un balzo notevole rispetto al 5% registrato nel 2023.
Tuttavia, l’analisi rivela un quadro a due velocità. A trainare la crescita sono soprattutto le grandi imprese (con oltre 250 addetti), dove il tasso di utilizzo è schizzato dal 32,5% al 53,1%. Anche le PMI, pur raddoppiando la loro quota, si fermano al 15,7%, ampliando di fatto il divario dimensionale. Geograficamente, il Nord-Ovest si conferma l’area più dinamica.
Il principale ostacolo all’adozione dell’IA, come evidenziato dall’Istat, rimane la mancanza di competenze adeguate, indicata da quasi il 60% delle aziende che hanno valutato investimenti in questo campo senza poi realizzarli. Seguono la scarsa chiarezza normativa e i costi elevati. Dati che confermano l’urgenza di un intervento strutturato come quello che l’Osservatorio si prefigge di attuare, per non lasciare indietro nessuno in questa inarrestabile trasformazione.
