I mercati valutari aprono la settimana prenatalizia con una dinamica di cauta attesa, che si riflette perfettamente nell’andamento a due facce della moneta unica. L’Euro, infatti, naviga in acque tranquille ma con direzioni opposte rispetto alle due principali valute globali: da un lato, mostra una timida forza contro il Dollaro statunitense, dall’altro, cede leggermente il passo allo Yen giapponese. Questa divergenza, seppur minima in termini percentuali, è un chiaro segnale di un mercato in fase di riflessione, che soppesa le prospettive economiche e le future politiche monetarie di Eurozona, Stati Uniti e Giappone.

Il duello Euro-Dollaro: occhi puntati su BCE e Federal Reserve

Il cambio Euro/Dollaro (EUR/USD), il più scambiato al mondo, si attesta in leggero rialzo a 1,1718 dollari, con un incremento dello 0,07%. Un movimento quasi impercettibile, ma che permette alla moneta unica di mantenersi vicina ai massimi delle ultime settimane. Questa stabilità è il risultato di forze contrapposte. Da una parte, l’economia dell’Eurozona ha mostrato una resilienza superiore alle attese, spingendo la Banca Centrale Europea (BCE) a migliorare le sue stime di crescita per il 2025 all’1,4%. La presidente Christine Lagarde ha inoltre usato un tono prudente, raffreddando le aspettative di imminenti tagli dei tassi di interesse e definendo prematuro qualsiasi dibattito in tal senso. Questo atteggiamento tendenzialmente restrittivo offre un sostegno di fondo all’Euro.

Dall’altra parte dell’Atlantico, invece, i recenti dati sull’inflazione statunitense, più contenuti del previsto, hanno alimentato le speculazioni su un possibile allentamento monetario da parte della Federal Reserve (Fed) nel corso del prossimo anno. Un taglio dei tassi da parte della Fed renderebbe il Dollaro meno attraente per gli investitori, favorendo di conseguenza l’Euro. Gli analisti, infatti, guardano già al 2026, prevedendo per l’EUR/USD livelli anche superiori a 1,20 se la divergenza tra le politiche delle due banche centrali dovesse accentuarsi. Tuttavia, il mercato rimane in una fase di consolidamento, con un importante supporto tecnico individuato a quota 1,17. Una rottura decisa di questo livello potrebbe innescare una fase di debolezza per l’Euro, mentre la sua tenuta manterrebbe vive le possibilità di un ulteriore rialzo.

Lo Yen si rafforza: il ritorno dello “porto sicuro” e le mosse della Bank of Japan

Sul fronte orientale, la moneta unica mostra una leggera debolezza, con il cambio Euro/Yen (EUR/JPY) in calo dello 0,21% a 184,3500 yen. Questa dinamica è influenzata principalmente dalle recenti decisioni della Bank of Japan (BoJ) e da un contesto globale che favorisce le valute considerate “beni rifugio” come lo Yen.

Recentemente, la banca centrale giapponese ha compiuto un passo storico, aumentando i tassi di interesse allo 0,75%, il livello più alto dal 1995. Questa mossa, seppur modesta rispetto ai tassi di BCE e Fed, segnala un cambio di paradigma per un’economia che per decenni ha combattuto contro la deflazione. L’obiettivo è contenere l’inflazione, che da tempo supera il target del 2%. Sebbene l’aumento dei tassi fosse ampiamente previsto e abbia inizialmente causato una lieve flessione dello Yen per un effetto “sell the news”, la prospettiva di ulteriori rialzi nel 2026 sta fornendo nuovo supporto alla valuta. Inoltre, le autorità giapponesi hanno più volte espresso preoccupazione per l’eccessiva debolezza dello Yen, minacciando interventi diretti sul mercato per sostenerlo.

L’andamento del cambio EUR/JPY è quindi un delicato equilibrio tra la politica monetaria della BCE e le complesse dinamiche economiche del Giappone. Una politica monetaria giapponese più restrittiva, unita a eventuali tensioni geopolitiche globali, potrebbe spingere gli investitori a cercare sicurezza nello Yen, apprezzandone il valore rispetto all’Euro.

Prospettive per le prossime settimane

Le festività natalizie potrebbero portare a una riduzione dei volumi di scambio, ma l’attenzione degli operatori resta altissima. I prossimi dati macroeconomici, in particolare quelli relativi all’inflazione e al mercato del lavoro sia in Europa che negli Stati Uniti, saranno cruciali per orientare le decisioni future di BCE e Fed. La seduta odierna, con le sue variazioni contenute, rappresenta la classica quiete prima della tempesta. Gli investitori si posizionano con cautela, consapevoli che le parole dei banchieri centrali e i prossimi dati economici potrebbero innescare una volatilità significativa e definire i trend valutari per l’inizio del 2026.

Di atlante

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