Milano – Una decisione destinata a ridisegnare la fisionomia finanziaria e societaria di TIM. Il Consiglio di Amministrazione del colosso delle telecomunicazioni, riunitosi sotto la presidenza di Alberta Figari, ha dato il via libera a un’articolata proposta che sarà sottoposta al voto dell’assemblea dei soci il prossimo 28 gennaio. Al centro del piano, la conversione delle azioni di risparmio in azioni ordinarie, un’operazione che il mercato attendeva da tempo e che mira a modernizzare e rendere più efficiente la struttura del capitale del gruppo.

L’iniziativa, spinta con decisione dall’Amministratore Delegato Pietro Labriola, fedele al suo motto “l’inazione non è un’opzione”, arriva a sole 24 ore dalla conferma di un rimborso statale di oltre 1 miliardo di euro. Questa iniezione di liquidità ha fornito la flessibilità finanziaria necessaria per accelerare un progetto strategico che, come spiegato in una nota ufficiale, persegue molteplici obiettivi: “razionalizzare la struttura del capitale, realizzare esigenze di semplificazione dell’assetto proprietario e della governance, nonché ridurre i costi di gestione connessi all’articolazione del capitale sociale in più categorie di azioni ammesse a quotazione”.

I dettagli dell’operazione di conversione

Il piano proposto da TIM si articola in due fasi principali, pensate per incentivare un’adesione ampia e rapida.

  • Conversione Facoltativa: Gli azionisti di risparmio avranno la possibilità di convertire i propri titoli in azioni ordinarie sulla base di un rapporto paritario uno a uno. A questo si aggiunge un conguaglio in denaro di 0,12 euro per ogni azione convertita, un incentivo pensato per rendere l’offerta più attraente.
  • Conversione Obbligatoria: Qualora, al termine del periodo di adesione volontaria, rimanessero in circolazione delle azioni di risparmio, si procederà con una conversione d’ufficio. In questo caso, il rapporto resterà di un’azione ordinaria per ogni azione di risparmio, ma il conguaglio in denaro sarà significativamente inferiore, fissato a 0,04 euro per azione.

L’operazione, il cui costo è stimato tra i 450 e i 500 milioni di euro, mira non solo a eliminare una categoria di azioni considerata ormai anacronistica e costosa per l’azienda (in quanto garantisce un dividendo minimo annuo di circa 166 milioni di euro), ma anche a “creare le condizioni per incrementare la liquidità e ampliare il flottante delle azioni ordinarie”, rendendo il titolo più appetibile per i grandi investitori istituzionali.

La riduzione del capitale sociale: un riequilibrio necessario

Parallelamente alla conversione, il CdA proporrà all’assemblea una riduzione volontaria del capitale sociale a 6 miliardi di euro. Questa manovra non è un semplice tecnicismo contabile, ma una mossa strategica per ribilanciare la composizione del patrimonio netto. Attualmente, infatti, il patrimonio di TIM è composto per circa il 96% dal solo capitale sociale, con una quasi totale assenza di riserve disponibili e distribuibili. L’importo derivante dalla riduzione sarà destinato in parte a riserva legale e per la parte restante a una nuova riserva disponibile di patrimonio netto, garantendo alla società maggiore flessibilità finanziaria per il futuro.

Un contesto favorevole e un secondo tentativo

La decisione di procedere ora non è casuale. Oltre alla già citata liquidità derivante dal rimborso del canone del 1998, il contesto azionario è profondamente mutato. L’uscita di scena di Vivendi, che nel 2015 aveva bocciato un’operazione simile giudicando inadeguato il concambio (allora fissato a 9,5 centesimi per la conversione facoltativa), ha rimosso un ostacolo significativo. Oggi, il nuovo socio di riferimento è Poste Italiane, salita al 27,23% e intenzionata a scendere sotto la soglia OPA, un fattore che potrebbe favorire operazioni di riassetto come questa. La leva finanziaria del gruppo, con un rapporto debito/EBITDA considerato favorevole, completa un quadro propizio.

La sfida principale sarà ora convincere i grandi detentori di azioni di risparmio, come il fondo di Davide Leone (con il 12,15%) e Ivan Martin di Magallanes (3,52%), per i quali il valore del concambio sarà l’elemento cruciale per dare il proprio assenso all’operazione.

Novità anche nel board

Il Consiglio di Amministrazione ha inoltre provveduto a cooptare Lorenzo Cavalaglio come nuovo consigliere. Cavalaglio subentra a Umberto Paolucci, dimissionario per motivi professionali con effetto dal primo gennaio 2026. Paolucci era stato eletto in occasione dell’assemblea del 2024 nella lista presentata dal fondo Merlyn, in un tentativo di “sfida” alla lista del CdA.

Di atlante

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