Roma – Svolta decisiva per la Legge di Bilancio 2026. La Commissione Bilancio del Senato ha dato il via libera al maxi-emendamento presentato dal governo, conferendo il mandato ai relatori per l’approdo in Aula, previsto per lunedì. Il testo, frutto di un intenso lavoro e di non poche tensioni politiche, introduce un pacchetto di misure eterogeneo che tocca nervi scoperti dell’economia nazionale: dal sostegno alle imprese alla revisione del sistema pensionistico, passando per nuove disposizioni in materia di Trattamento di Fine Rapporto (TFR).
Sostegno alle Imprese: Transizione 5.0 e ZES al centro della scena
Una delle novità più attese riguarda il mondo produttivo. L’emendamento reintroduce misure che inizialmente avrebbero dovuto costituire un decreto a parte, stanziando nuove e importanti risorse. Al centro del pacchetto troviamo il rifinanziamento del credito d’imposta per la Transizione 5.0, un piano strategico per accompagnare le aziende nel doppio binario della digitalizzazione e della sostenibilità energetica. Sebbene il piano sia stato prolungato fino a settembre 2028, si presenta in forma ridimensionata rispetto alle attese, con l’eliminazione delle supermaggiorazioni per gli investimenti green. La maggiorazione del costo d’acquisto dei beni strumentali sarà del 180% per investimenti fino a 2,5 milioni di euro, del 100% per la fascia tra 2,5 e 10 milioni, e del 50% per investimenti tra 10 e 50 milioni. Inoltre, l’incentivo sarà limitato ai beni prodotti nell’Unione Europea o in uno stato dello Spazio Economico Europeo.
Accanto a Transizione 5.0, vengono confermate le risorse per la ZES Unica (Zona Economica Speciale) per il Mezzogiorno, con 532,6 milioni destinati a sostenere le imprese che hanno già presentato domanda. Si tratta di un segnale importante per il Sud, volto a incentivare investimenti e creare occupazione in aree strategiche del Paese.
Pensioni: stretta sull’anticipo e tagli per precoci e usuranti
Il capitolo previdenziale è quello che ha subito le modifiche più significative e discusse. La novità di maggior impatto è lo stop alla possibilità di cumulare la rendita dei fondi di previdenza complementare con l’assegno pubblico per raggiungere i requisiti necessari all’accesso alla pensione di vecchiaia anticipata. Questa misura, introdotta solo l’anno precedente, viene cancellata generando un risparmio per le casse dello Stato stimato in crescita progressiva, da 12,6 milioni nel 2026 fino a oltre 130 milioni nel 2035. Il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha commentato la decisione affermando che la norma “pare non interessasse a nessuno” e non è stata ritenuta “strategica”.
L’emendamento prevede inoltre un’ulteriore stretta per due categorie di lavoratori:
- Lavoratori precoci: Vengono aumentati i tagli all’anticipo pensionistico. La decurtazione, già prevista, viene incrementata di 50 milioni nel 2033 e di 100 milioni a partire dal 2034.
- Lavoratori usuranti: Il fondo per il pensionamento anticipato di chi svolge mansioni usuranti subirà un taglio di 40 milioni di euro annui a partire dal 2033, riducendo la sua dotazione da 233 a 194 milioni.
Queste decisioni hanno sollevato critiche da parte delle opposizioni e dei sindacati, che accusano il governo di “fare cassa” sui lavoratori più fragili.
Novità sul TFR: verso l’adesione automatica alla previdenza complementare
Importanti cambiamenti anche sul fronte del Trattamento di Fine Rapporto. L’emendamento reintroduce il meccanismo di adesione automatica alla previdenza complementare per i lavoratori dipendenti del settore privato di prima assunzione, a partire da luglio 2026. I neoassunti avranno comunque 60 giorni di tempo per comunicare la propria eventuale rinuncia. L’obiettivo è incentivare la costruzione di un secondo pilastro pensionistico, considerato fondamentale per garantire un futuro sereno alle nuove generazioni.
Inoltre, si allarga progressivamente la platea delle aziende tenute a versare il TFR maturando al Fondo di Tesoreria gestito dall’INPS. La soglia dimensionale delle imprese obbligate al versamento verrà abbassata nel tempo:
- Dal 2026, l’obbligo riguarderà le aziende con almeno 50 dipendenti.
- Dal 2032, la soglia scenderà ulteriormente, includendo le imprese con 40 o più dipendenti.
Secondo le stime della relazione tecnica, questa estensione coinvolgerà una platea potenziale di 2,5 milioni di lavoratori.
Altre misure e il contesto politico
Il maxi-emendamento contiene anche altre misure rilevanti, tra cui il rifinanziamento per il Ponte sullo Stretto di Messina e risorse per il Piano Casa. È stato inoltre approvato un subemendamento che estende la tassazione agevolata al 5% sugli aumenti retributivi anche ai contratti rinnovati nel 2024, ampliando la platea dei beneficiari a chi ha un reddito fino a 33mila euro.
L’approvazione in Commissione è giunta dopo giorni di intense trattative all’interno della maggioranza e di scontro con le opposizioni, in particolare su un emendamento, poi trasformato in ordine del giorno, relativo alla possibile riapertura dei termini di un condono del 2003. Ora la parola passa all’Aula del Senato, per poi proseguire l’iter alla Camera in vista dell’approvazione definitiva entro la fine dell’anno.
