BUSTO ARSIZIO (Varese) – Una sentenza destinata a far discutere e che riaccende il dibattito sul confine tra disobbedienza civile e reato. Il Tribunale di Busto Arsizio ha assolto ieri, 17 dicembre, 21 attivisti appartenenti ai gruppi ambientalisti Ultima Generazione, Scientist Rebellion ed Extinction Rebellion. Erano accusati di danneggiamento, resistenza a pubblico ufficiale e imbrattamento per il tentativo di blocco dello scalo aeroportuale riservato ai jet privati all’aeroporto di Malpensa, avvenuto il 14 febbraio 2023.
La sentenza: “Il fatto non sussiste”
Nel dettaglio, la sentenza di primo grado ha scagionato completamente gli imputati dalle accuse più gravi. Per i reati di danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale, il giudice ha stabilito che “il fatto non sussiste”. Per quanto riguarda l’accusa di imbrattamento, legata all’utilizzo di vernice bianca sulle vetrate del terminal, è stata riconosciuta la “particolare tenuità del fatto”, escludendo di fatto la sanzione penale. Si tratta di una vittoria significativa per i movimenti ambientalisti, che vedono così legittimata, almeno in questa sede giudiziaria, una forma di protesta nonviolenta.
L’azione di protesta a Malpensa
I fatti risalgono al giorno di San Valentino di quasi due anni fa, una data scelta non a caso. Come spiegato dagli stessi attivisti, il 14 febbraio è il giorno dell’anno con il maggior numero di voli di jet privati per spostamenti non essenziali. L’azione si inseriva all’interno della campagna internazionale “Make Them Pay”, il cui obiettivo è denunciare l’enorme impatto climatico e gli “extraconsumi” dei super ricchi, principali utilizzatori di aerei privati.
Quel giorno, i manifestanti misero in atto diverse azioni dimostrative:
- Imbrattarono le vetrate del terminal con vernice bianca.
- Bloccarono l’accesso ai parcheggi delle auto.
- Una decina di attivisti incollarono i palmi delle mani sull’asfalto davanti a un jet privato parcheggiato.
L’intervento delle forze dell’ordine portò all’allontanamento e alla successiva denuncia dei presenti, dando il via a un iter giudiziario che si è concluso ieri con un’assoluzione quasi totale.
La reazione di Ultima Generazione e il contesto culturale
Per Ultima Generazione, si tratta della 57esima assoluzione ottenuta in procedimenti legati alle loro azioni di protesta. Un dato che, secondo il movimento, “rivendica la prova che la protesta, in un Paese definito ‘ancora democratico’, non possa essere trasformata in reato”. Gli attivisti sostengono che anche le recenti norme, introdotte per inasprire le pene contro questo tipo di manifestazioni, siano destinate a essere dichiarate incostituzionali.
Questa sentenza si inserisce in un contesto culturale e sociale sempre più sensibile alle tematiche ambientali. Movimenti come Extinction Rebellion e Scientist Rebellion utilizzano la disobbedienza civile nonviolenta come strumento per richiamare l’attenzione dei governi e dell’opinione pubblica sull’urgenza della crisi climatica. Le loro azioni, spesso di forte impatto mediatico, mirano a scuotere le coscienze e a spingere verso un cambiamento radicale nelle politiche energetiche e ambientali. La decisione del Tribunale di Busto Arsizio potrebbe costituire un precedente importante, aprendo un varco nella distinzione tra atto di protesta legittimo e reato penale.
Il futuro giudiziario degli attivisti
Nonostante la vittoria a Busto Arsizio, il calendario giudiziario per gli attivisti resta fitto. Già venerdì 19 dicembre, a Milano, 12 persone affronteranno un’udienza predibattimentale per altre azioni dimostrative compiute tra il 2022 e il 2023, tra cui l’imbrattamento della facciata del Teatro alla Scala e della statua di Vittorio Emanuele II in Piazza Duomo. In concomitanza con l’udienza, è previsto un presidio di solidarietà davanti al Tribunale di Milano, a testimonianza del continuo supporto della rete di attivismo.
