La giustizia italiana ha dato il suo via libera: la Corte di Appello di Bologna ha disposto l’estradizione verso gli Stati Uniti per Roman Khlynovsky, il 42enne cittadino kazako arrestato lo scorso 31 luglio a Riccione mentre si trovava in vacanza con la sua famiglia. Considerato dall’FBI un hacker di eccezionale pericolosità, Khlynovsky è atteso da un processo presso il tribunale federale del Tennessee, dove dovrà rispondere di accuse gravissime che delineano un quadro di criminalità informatica su vasta scala.

Le accuse: un castello di reati informatici

Il rinvio a giudizio emesso dal gran giurì del distretto Est del Tennessee elenca una serie di imputazioni che vanno dall’associazione a delinquere finalizzata alla frode informatica e telematica, all’estorsione informatica, fino al riciclaggio di denaro e alla minaccia di divulgazione internazionale di immagini intime senza consenso. Al centro dell’indagine statunitense vi è una presunta rete di cybercriminali che, tra il 2023 e i primi mesi del 2025, avrebbe sistematicamente violato i sistemi informatici di decine di ospedali pubblici in Nord America.

Secondo gli inquirenti americani, Khlynovsky, descritto come un imprenditore nel settore tecnologico residente a Kiev, avrebbe avuto un ruolo di primo piano in queste operazioni. Il modus operandi del gruppo consisteva nel sottrarre dati sensibili, incluse cartelle cliniche e immagini private di pazienti, tra cui figurerebbero anche personaggi noti. Queste informazioni venivano poi utilizzate come arma di ricatto per estorcere ingenti somme di denaro alle strutture sanitarie, con richieste di riscatto milionarie. Si stima che il volume complessivo delle estorsioni si aggiri intorno ai 500 milioni di dollari. Un episodio particolarmente significativo citato nelle indagini riguarda la richiesta di mille bitcoin, equivalenti a circa 90 milioni di dollari, a un ospedale della California.

Dall’arresto in Riviera alla battaglia legale

L’arresto di Khlynovsky, eseguito dalla Polizia Postale di Rimini su mandato di cattura internazionale, ha interrotto bruscamente la sua vacanza sulla riviera romagnola, proiettandolo al centro di una complessa vicenda giudiziaria transnazionale. Detenuto nel carcere dei Casetti di Rimini, l’imprenditore si è opposto con forza alla richiesta di estradizione attraverso i suoi legali italiani, gli avvocati Luca Montebelli e Sonia Giulianelli del foro di Rimini.

La difesa ha sollevato diverse eccezioni, incentrate principalmente su due punti cruciali:

  • Il rischio della pena di morte: i legali hanno espresso il timore concreto che, una volta negli Stati Uniti, al loro assistito potesse essere contestato anche il reato di spionaggio, che in alcuni ordinamenti federali può portare alla pena capitale.
  • Le condizioni detentive: sono stati sollevati dubbi sull’adeguatezza delle carceri statunitensi, in particolare riguardo alla compatibilità con alcune gravi patologie di cui soffrirebbe l’indagato, che richiederebbero cure costanti.

In una fase iniziale, la Corte d’Appello di Bologna aveva sospeso la procedura, chiedendo chiarimenti e garanzie al Dipartimento di Giustizia statunitense. Evidentemente, le rassicurazioni fornite da Washington sono state ritenute esaustive. I giudici bolognesi hanno infatti stabilito che non sussiste il rischio di un’accusa per spionaggio e hanno considerato sufficienti le informazioni ricevute sulle condizioni carcerarie, spianando così la strada alla consegna di Khlynovsky alle autorità americane.

L’ultima spiaggia: il ricorso in Cassazione

La partita legale, tuttavia, non è ancora definitivamente chiusa. La difesa ha annunciato di voler impugnare la sentenza, presentando ricorso in Cassazione entro i dieci giorni previsti dalla legge. Sarà quindi la Suprema Corte a scrivere la parola fine sulla vicenda giudiziaria italiana. Qualora anche la Cassazione dovesse confermare la decisione dei giudici bolognesi, l’ultima parola spetterà al Ministero della Giustizia, che dovrà autorizzare formalmente il trasferimento. Se l’estradizione verrà confermata, Roman Khlynovsky affronterà il processo in Tennessee, dove, in caso di condanna, sconterà la relativa pena.

Questo caso si inserisce in un contesto globale di crescente allarme per gli attacchi di tipo ransomware, che prendono di mira infrastrutture critiche come gli ospedali, causando non solo danni economici ma anche gravi disservizi e mettendo a rischio la privacy e la sicurezza dei cittadini.

Di veritas

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