Ravenna – Un presunto errore, una fatale disattenzione che sarebbe costata la vita a un’anziana paziente. La Procura della Repubblica di Ravenna ha chiesto il rinvio a giudizio per una infermiera di 26 anni, accusata di omicidio colposo aggravato dall’aver commesso il fatto nell’esercizio della professione sanitaria. La vittima è una donna di 90 anni, deceduta nel gennaio 2023 in una clinica privata della città, dopo che le sarebbe stato applicato un cerotto transdermico a base di Fentanyl non destinato a lei.

La ricostruzione dei fatti secondo l’accusa

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore Francesco Coco, la vicenda ha inizio il 3 gennaio 2023, quando l’anziana donna, affetta da diverse patologie pregresse tra cui il morbo di Parkinson, viene ricoverata nella struttura sanitaria. La sua terapia prevedeva, tra le altre cose, l’applicazione quotidiana di un cerotto transdermico “NeuroPro”, a base di rotigotina, un farmaco volto a migliorare il controllo motorio.

La situazione precipita il 5 gennaio. Stando al capo d’imputazione, quel giorno l’infermiera indagata avrebbe applicato alla paziente un cerotto “Durogesic”, contenente Fentanyl, un potente oppioide analgesico. La Procura sostiene che quel cerotto fosse in realtà destinato a un’altra paziente, deceduta nella stessa clinica il primo gennaio, due giorni prima del ricovero della 90enne. L’ipotesi è quella di un tragico scambio, forse di cartelle cliniche.

Poco dopo la somministrazione, le condizioni dell’anziana si sono aggravate rapidamente, culminando in una grave crisi respiratoria. Nonostante l’intervento del personale del 118, che avrebbe notato e immediatamente rimosso il cerotto errato, per la donna non c’è stato nulla da fare. Il decesso è stato registrato la notte stessa, intorno alle 22:45.

Le risultanze dell’autopsia e l’inchiesta

L’esame autoptico disposto dalla magistratura ha confermato i sospetti. Nelle analisi è stata riscontrata una concentrazione di Fentanyl sufficiente a provocare una “depressione respiratoria” fatale. Questo elemento è diventato un pilastro dell’accusa, che ha qualificato l’episodio come omicidio colposo con l’aggravante professionale.

Il Fentanyl è un oppioide sintetico circa cento volte più potente della morfina, utilizzato per trattare il dolore cronico severo, ma estremamente pericoloso se somministrato impropriamente. La sua gestione in ambito clinico richiede procedure rigorose e controlli stringenti.

L’udienza preliminare e le posizioni delle parti

Ieri mattina, il caso è approdato davanti al Giudice per l’Udienza Preliminare (Gup) del Tribunale di Ravenna, Andrea Galanti. La Procura ha formalizzato la richiesta di rinvio a giudizio per la giovane infermiera. Durante l’udienza, le parti hanno definito le loro posizioni in vista del potenziale processo.

  • L’avvocato Carlo Benini, che assiste i familiari della vittima (costituitisi parte civile), ha chiesto la citazione in giudizio della clinica privata come responsabile civile.
  • La difesa dell’infermiera, affidata all’avvocato Marco Capucci, ha invece chiamato in causa la compagnia assicurativa della struttura sanitaria.

Il Gup Galanti ha rinviato la decisione sull’effettivo rinvio a giudizio al prossimo mese di aprile. In quella sede, il giudice dovrà valutare se gli elementi raccolti dalla Procura siano sufficienti per sostenere un’accusa in dibattimento. Sarà il processo a dover chiarire la dinamica esatta dei fatti e ad accertare le responsabilità, distinguendo tra l’eventuale errore umano e possibili falle nel sistema organizzativo della struttura.

Di veritas

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