La quadra non è ancora stata trovata, ma la trattativa prosegue serrata. All’interno della maggioranza di governo, il dibattito sul nuovo decreto per gli aiuti all’Ucraina resta acceso, animato da un braccio di ferro che vede contrapposte visioni strategiche differenti, in particolare tra la Lega e gli altri alleati, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Il cuore del contendere è la natura stessa degli aiuti da fornire a Kiev, con il Carroccio che spinge con forza per un cambio di passo netto rispetto ai precedenti provvedimenti.

La posizione della Lega: “Discontinuità” è la parola d’ordine

Matteo Salvini e i suoi sono categorici: il prossimo decreto non dovrà essere una mera fotocopia dei precedenti. La richiesta, espressa a più riprese dal leader leghista e ribadita dal senatore Claudio Borghi, che segue da vicino il dossier, è quella di una marcata “discontinuità”. Questo si traduce in una duplice richiesta: da un lato, dare assoluta priorità agli aiuti di carattere civile e umanitario; dall’altro, limitare le forniture militari a equipaggiamenti puramente “difensivi”.

“Nei prossimi giorni il provvedimento sarà sul tavolo del Consiglio dei ministri e, su richiesta della Lega, non sarà un semplice decreto sulle armi. Si parlerà di difesa del popolo ucraino, di logistica. Quindi non più solo di offesa e attacco”, ha dichiarato Salvini, sottolineando la necessità di inviare materiali come gruppi elettrogeni e generatori per sostenere la popolazione civile stremata dagli attacchi russi alle infrastrutture energetiche. La linea del Carroccio è chiara: dopo quasi due anni di conflitto, è tempo di ricalibrare la strategia, concentrandosi sul supporto alla resilienza del popolo ucraino.

La linea pragmatica di Forza Italia e del Ministro Tajani

Una posizione più conciliante, ma ferma nella sostanza, arriva da Forza Italia, per voce del suo leader e Ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Pur accogliendo con favore la richiesta leghista di insistere sugli aiuti civili, il titolare della Farnesina ha precisato che questo non può escludere l’invio di ulteriori armamenti. “Se la Lega vuole che si insista molto sull’aspetto degli aiuti civili bene, noi siamo d’accordo. ‘Prevalentemente’, però, non esclude di inviare anche aiuti militari, che può significare anche equipaggiamento”, ha affermato Tajani in un’intervista, sottolineando come la protezione delle centrali elettriche colpite da Putin sia una priorità che richiede anche strumenti di difesa militare. In sostanza, per Forza Italia, il sostegno a Kiev deve essere a 360 gradi, combinando l’aspetto umanitario con quello militare, indispensabile per garantire la difesa del territorio.

Lo scetticismo del Ministro della Difesa Crosetto

Più scettico sulla distinzione tra armi “offensive” e “difensive”, cavallo di battaglia della Lega, si mostra il Ministro della Difesa, Guido Crosetto. Per il titolare del dicastero, in un contesto bellico dove un paese è aggredito, ogni strumento militare assume una valenza difensiva, finalizzata alla sopravvivenza nazionale. Crosetto ha più volte ribadito che l’obiettivo dell’Italia è fornire a Kiev i mezzi per difendersi dall’aggressione, non per attaccare il territorio russo. La sua posizione, prettamente tecnica e strategica, evidenzia la difficoltà di tracciare una linea netta tra le due categorie di armamenti quando l’obiettivo primario è respingere un’invasione.

Il Ministro ha anche giocato sul fattore tempo, spiegando che un’approvazione del decreto verso la fine del mese non rappresenterebbe un problema, ma anzi un vantaggio strategico. “Il decreto entra immediatamente in vigore e ci basta che lo sia il primo gennaio. Farlo più tardi possibile è solo un modo per avere più tempo per la conversione” in legge, ha puntualizzato, allentando la pressione sulla necessità di un accordo immediato.

Verso una sintesi: il fattore tempo e la ricerca di un’intesa

Nonostante le divergenze, tra i partiti della maggioranza prevale la convinzione che un’intesa si troverà. La mediazione è in corso e figure come il sottosegretario alla presidenza, Alfredo Mantovano, hanno già fornito garanzie sull’inclusione nel decreto di un esplicito riferimento agli aiuti civili, venendo incontro alle richieste della Lega. La finestra utile per portare il testo in Consiglio dei Ministri è quella del 29 dicembre, una scadenza che lascia ancora margine per limare i dettagli e raggiungere una formulazione che soddisfi tutte le anime della coalizione.

La sfida per il governo Meloni è quella di confermare il solido posizionamento atlantista ed europeo, garantendo continuità nel sostegno all’Ucraina, e al contempo di tenere unita la propria maggioranza, accogliendo le istanze di un alleato chiave come la Lega, che chiede un segnale di cambiamento in una strategia fin qui seguita con compattezza. La soluzione, come spesso accade in politica, risiederà probabilmente in un compromesso che sappia bilanciare le diverse sensibilità, mettendo nero su bianco un forte impegno sul fronte umanitario senza rinunciare al necessario supporto militare per la difesa della sovranità ucraina.

Di veritas

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