Venezia si prepara a essere ancora una volta il palcoscenico globale della creatività coreutica con l’annuncio dei vincitori dei bandi, nazionale e internazionale, della Biennale Danza. L’artista e coreografo italiano Andrea Salustri e il danzatore e coreografo neozelandese Oli Mathiesen sono le due voci emergenti scelte dal direttore del Settore Danza, Wayne McGregor, per presentare in prima mondiale le loro nuove creazioni al 20. Festival Internazionale di Danza Contemporanea, che animerà la città lagunare dal 17 luglio all’1 agosto. Una selezione rigorosa, che ha visto i due artisti prevalere su una rosa di 695 candidature, di cui 119 dall’Italia e 576 dall’estero, a testimonianza del prestigio e della risonanza internazionale del concorso.

Andrea Salustri: la coreografia dell’invisibile

Romano di nascita e berlinese d’adozione, Andrea Salustri porta alla Biennale un percorso artistico eclettico e profondamente intellettuale. La sua ricerca inizia nelle strade, come artista dedito alla manipolazione dinamica e del fuoco, per poi approdare a una solida formazione accademica con una laurea in filosofia presso l’Università La Sapienza di Roma. Questo bagaglio si arricchisce ulteriormente in Germania, dove studia danza e coreografia all’Università HZT di Berlino, forgiando un linguaggio artistico transdisciplinare unico.

Nei suoi lavori, Salustri instaura un dialogo serrato tra il corpo e gli oggetti, trasformandoli da semplici elementi scenici a veri e propri partner di danza, capaci di rivelare una loro segreta vitalità. Un approccio che aveva già sedotto il pubblico della Biennale Danza nel 2023 con lo spettacolo “Materia”, un affascinante passo a due tra l’artista e delle semplici lastre e sfere di polistirolo.

Per il 2025, Salustri si spinge oltre, esplorando il concetto di immaterialità con il suo nuovo lavoro, ‘Invisible’. Come sottolinea la motivazione al premio, l’opera “invita a soffermarci sull’immateriale che ci circonda in una coreografia invisibile”. Attraverso l’uso di elementi effimeri come fumo, specchi, vento e luci, Salustri intende offrire “un nuovo sguardo sulla natura effimera della danza”, ponendo una domanda tanto semplice quanto profonda: “Può la danza essere un modo per far diventare per un breve momento, visibile l’invisibile?”.

Oli Mathiesen: tra cultura clubbing e immaginario religioso

Dalla Nuova Zelanda, con origini Maori, arriva la proposta audace e provocatoria di Oli Mathiesen. La sua pratica artistica è un crocevia di discipline, spaziando con disinvoltura tra danza, teatro e cinema. Già acclamato all’Edinburgh Festival Fringe con “The Butterfly Who Flew Into The Rave”, dove ha collezionato numerosi premi, Mathiesen si distingue per la sua capacità di affrontare tematiche complesse con un linguaggio fisico ed energico.

Il nuovo lavoro che presenterà a Venezia, intitolato ‘Just Between Me and Jesus’, è descritto dalla motivazione come “un lavoro fisico provocatorio, ispirato alla cultura del clubbing e all’immaginario religioso, che mischia celebrazione e insieme critica queer”. Accompagnato da sette danzatori neozelandesi (Aotearoa), Mathiesen esplorerà lo scontro tra fede e sessualità. La coreografia si preannuncia come un’immersione in rituali condivisi, devozione e senso di appartenenza, il tutto scandito da musica techno in un’esplosione di “euforia collettiva”. Un’indagine potente sul conflitto interiore dei giovani queer cresciuti in un ambiente religioso, e sulla ricerca di una nuova “fede” nella comunità queer.

La visione di Wayne McGregor e il futuro della Danza

La scelta di Andrea Salustri e Oli Mathiesen riflette chiaramente la visione di Wayne McGregor per la Biennale Danza: un laboratorio aperto alla sperimentazione, capace di intercettare e valorizzare le voci più innovative e coraggiose della scena contemporanea. McGregor, coreografo di fama mondiale il cui lavoro spazia dalla danza alla tecnologia, dalle arti visive al cinema, continua a plasmare il festival come una piattaforma per “creatori di miti” (Myth Makers), tema dell’edizione 2025. L’obiettivo è quello di guardare lontano, immaginando il futuro attraverso la potenza generativa dell’arte.

I due progetti vincitori, sostenuti dalla Biennale con un premio di produzione, si inseriscono in un programma che si preannuncia ricco di novità, con 8 prime mondiali, 7 europee e 5 italiane, coinvolgendo oltre 160 artisti. Salustri e Mathiesen rappresentano due polarità affascinanti della ricerca coreografica attuale: da un lato l’indagine sulla percezione e sull’essenza stessa della danza, dall’altro l’esplorazione di identità, comunità e critica sociale attraverso il corpo. Il loro debutto a Venezia non è solo un traguardo personale, ma un momento significativo per l’intera comunità della danza, ansiosa di scoprire le nuove narrazioni che questi talenti sapranno tessere sul palcoscenico.

Di euterpe

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