L’economia italiana naviga a vista nell’autunno 2025, mostrando segnali contrastanti che invitano alla prudenza. Secondo le stime preliminari diffuse dall’Istat, il mese di ottobre ha segnato una battuta d’arresto per l’attività economica del Paese, con una diminuzione congiunturale del fatturato sia per il settore industriale che per quello dei servizi. Un dato che, seppur atteso in un contesto di crescita fiacca, accende un faro sulla resilienza del nostro sistema produttivo di fronte alle incertezze globali e interne.

Nel dettaglio, l’Istituto Nazionale di Statistica stima per ottobre 2025 una flessione dello 0,5% del fatturato, al netto dei fattori stagionali, per entrambi i comparti. Tuttavia, mentre per l’industria i volumi rimangono sostanzialmente stazionari (+0,1%), per i servizi si registra un calo anche in termini di quantità prodotte (-0,6%). Un quadro che, letto in controluce, rivela dinamiche differenti e merita un’analisi approfondita.

Industria: tiene il mercato interno, frena l’export

Analizzando il settore industriale, la flessione del fatturato in valore (-0,5%) nasconde un andamento divergente tra mercato interno ed estero. A pesare sul risultato complessivo è soprattutto la componente estera, che registra un calo dell’1,3% in valore e dell’1,0% in volume. Questo dato è un campanello d’allarme, poiché riflette le difficoltà del Made in Italy in un contesto internazionale caratterizzato da tensioni commerciali e da un rallentamento della domanda globale. Le politiche protezionistiche e l’indebolimento di alcune economie partner stanno evidentemente avendo un impatto sulle nostre esportazioni.

Sul fronte interno, invece, la situazione appare più stabile: a fronte di una lieve contrazione in valore (-0,2%), i volumi mostrano un leggero incremento (+0,7%). Questo suggerisce una certa tenuta della domanda nazionale, probabilmente sostenuta da una dinamica inflattiva in rallentamento, come evidenziato da recenti dati sui prezzi al consumo. Tra i diversi raggruppamenti industriali, l’unico a mostrare un segno positivo su base congiunturale è quello dei beni di consumo (+0,5%), mentre soffrono i beni intermedi (-0,3%), i beni strumentali (-1,8%) e soprattutto l’energia (-2,4%).

Nonostante la frenata mensile, il quadro migliora se si allarga l’orizzonte temporale. Nel trimestre agosto-ottobre 2025, il fatturato industriale è cresciuto dell’1,0% in valore e dello 0,9% in volume rispetto al trimestre precedente. Ancora più incoraggianti i dati su base annua: corretto per gli effetti di calendario, a ottobre il fatturato dell’industria segna un +1,7% in valore e un +2,7% in volume rispetto a ottobre 2024. Questa crescita tendenziale è trainata in particolare dai beni strumentali (+4,1%), a indicare che gli investimenti delle imprese, anche grazie agli incentivi del PNRR, continuano a sostenere il settore.

Servizi: pesa il commercio all’ingrosso

Anche il settore terziario mostra una flessione congiunturale dello 0,5% in valore, accompagnata da un calo dei volumi dello 0,6%. La dinamica negativa è diffusa, ma a pesare maggiormente è la performance del commercio all’ingrosso, che segna un -0,8% in valore e -0,6% in volume. Anche gli altri servizi registrano una contrazione, seppur più contenuta (-0,2% in valore e -0,5% in volume).

Come per l’industria, anche per i servizi il bilancio del trimestre agosto-ottobre rimane leggermente positivo, con una crescita dello 0,2% sia in valore che in volume. Su base annua, il comparto conferma la sua resilienza, con un aumento tendenziale dell’1,5% in valore e dell’1,2% in volume. È interessante notare come la crescita annua sia interamente trainata dagli “altri servizi” (+3,8% in valore e +2,0% in volume), che riescono a controbilanciare la debolezza del commercio all’ingrosso (-0,5% in valore e -0,6% in volume).

Un contesto economico di crescita modesta

I dati di ottobre si inseriscono in un quadro macroeconomico generale che vede l’Italia come fanalino di coda per la crescita del PIL nell’Eurozona. Le previsioni di autunno della Commissione Europea, così come quelle di Banca d’Italia e del Centro Studi Confindustria, concordano su una crescita modesta per il 2025, stimata tra lo +0,4% e lo +0,6%. A sostenere questa debole espansione sono principalmente la domanda interna e gli investimenti, spinti in buona parte dalle misure del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). L’occupazione, fortunatamente, continua a mostrare segnali positivi, con un tasso di disoccupazione previsto in ulteriore calo.

La frenata congiunturale di industria e servizi a ottobre, quindi, non sorprende del tutto, ma rappresenta un monito. È il segnale di un’economia che fatica a ingranare una marcia più alta, vulnerabile alle oscillazioni della domanda estera e bisognosa di riforme strutturali che ne rafforzino la competitività nel lungo periodo.

Di atlante

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