ROMA – Il mondo del calcio italiano è scosso da un nuovo terremoto istituzionale che investe i vertici dell’Associazione Italiana Arbitri (AIA). La vicenda del deferimento al Tribunale Federale Nazionale della FIGC del presidente Antonio Zappi, accusato di presunte pressioni per il cambio ai vertici degli organi tecnici di Serie C e Serie D, ha superato i confini della giustizia sportiva per approdare direttamente in Parlamento. A portare il caso all’attenzione delle istituzioni è stato il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè (Forza Italia), con un’interrogazione a risposta scritta rivolta ai ministri per lo Sport e i giovani e della Giustizia.
L’interrogazione parlamentare: in gioco l’autonomia e la regolarità dei campionati
L’iniziativa di Mulè getta un’ombra pesante sulla credibilità del sistema arbitrale e, di conseguenza, sulla regolarità stessa dei campionati. Nell’interrogazione, il deputato ripercorre la vicenda che ha portato al deferimento di Zappi e pone domande dirette e incisive al Governo. Si chiede quali azioni l’esecutivo intenda intraprendere per “verificare che il clima interno agli organi tecnici dell’AIA non comprometta l’autonomia e la terzietà delle designazioni arbitrali”. L’obiettivo è chiaro: garantire la piena regolarità delle competizioni, dalla Serie A alle categorie inferiori. Inoltre, Mulè sollecita il ministro per lo Sport ad “approfondire l’eventuale esistenza di interferenze esterne nei processi tecnici interni all’AIA”.
Ma le preoccupazioni del vicepresidente della Camera non si fermano qui. L’interrogazione tocca anche il sistema della giustizia sportiva, chiedendo al ministro della Giustizia se “ritenga necessario valutare l’adeguatezza degli strumenti di garanzia previsti”. Un punto cruciale che mette in discussione l’efficacia dei meccanismi attuali nel prevenire e sanzionare comportamenti illeciti.
Le accuse a Zappi e i dettagli del deferimento
Al centro della bufera c’è il presidente dell’AIA, Antonio Zappi, deferito dalla Procura Federale guidata da Giuseppe Chiné. L’accusa, come riportato nel comunicato ufficiale della FIGC, è di aver violato i principi di lealtà, correttezza e probità. In particolare, a Zappi viene contestato di aver posto in essere “una pluralità di condotte che hanno di fatto indotto i sig.ri Maurizio Ciampi e Alessandro Pizzi a rassegnare le proprie dimissioni” dai rispettivi incarichi di responsabili della CAN C e della CAN D. Questo sarebbe avvenuto, secondo la Procura, per favorire la nomina di Daniele Orsato e Stefano Braschi. Insieme a Zappi è stato deferito anche Emanuele Marchesi, componente del Comitato Nazionale, accusato di aver modificato il verbale di una seduta per celare le presunte pressioni.
Zappi, dal canto suo, ha sempre rivendicato la “piena legittimità del proprio operato” e la sua “totale estraneità” ai fatti contestati. In una nota ufficiale, ha definito la situazione come “l’ora più buia”, ma si è detto fiducioso che “ci sarà un giudice a Berlino”, citando una celebre frase per esprimere la sua speranza nella giustizia. È emerso inoltre che Zappi aveva tentato la via del patteggiamento, proponendo un’inibizione di 45 giorni, ma l’offerta è stata giudicata insufficiente e respinta dalla Procura. Se il processo dovesse concludersi con una sanzione di due mesi o più, Zappi decadrebbe automaticamente dalla carica di presidente.
Sullo sfondo, la riforma degli arbitri di Serie A e B
L’interrogazione di Mulè solleva un altro tema di fondamentale importanza, strettamente connesso alle tensioni attuali: la proposta della FIGC di istituire un nuovo soggetto giuridico per la gestione degli arbitri di Serie A e B, sul modello della PGMOL inglese. Questa riforma, che mira a separare l’élite arbitrale dal resto dell’AIA per promuovere meritocrazia e professionalismo, è vista con preoccupazione da alcuni. Mulè chiede al Governo se tale proposta “non rischi di determinare conflitti di interesse strutturali tra le società giudicate e gli arbitri preposti alla direzione delle gare”. Il timore è che una simile struttura, oltre a “indebolire l’autonomia dell’AIA”, possa esporre il sistema a nuove “pressioni o condizionamenti interni ed esterni”.
La coincidenza temporale tra l’accelerazione dell’inchiesta su Zappi e la sua posizione critica verso questa riforma ha alimentato sospetti e interpretazioni che vedono nel deferimento una possibile manovra politica per spianare la strada al nuovo assetto voluto dalla FIGC.
Un futuro incerto per la classe arbitrale
La vicenda Zappi si inserisce in un contesto di crescenti tensioni tra FIGC e AIA e di un malcontento diffuso tra gli stessi arbitri. Il quadro che emerge è quello di una crisi profonda, che va oltre il singolo episodio e investe la struttura stessa del governo arbitrale in Italia. L’esito del processo a Zappi e le risposte che arriveranno dal Governo all’interrogazione di Mulè saranno decisive per delineare il futuro di un settore cruciale per la credibilità e l’integrità di tutto il movimento calcistico nazionale.
