Dall’inizio dell’offensiva russa nel febbraio 2022, il sostegno dell’Italia a Kiev è stato un pilastro costante della politica estera del Paese, manifestandosi attraverso un articolato processo legislativo e l’invio di consistenti aiuti militari. Un impegno che, pur tra le pieghe della segretezza che avvolge i dettagli delle forniture, delinea un quadro di supporto strategico e continuativo, ora al centro del dibattito politico in vista della necessaria proroga per l’anno 2026.
Il Quadro Normativo: Quattro Anni di Decreti per Kiev
Il meccanismo di supporto italiano si fonda su una serie di provvedimenti legislativi avviati dal governo Draghi e proseguiti con determinazione dall’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. A partire dal 25 febbraio 2022, sono stati approvati quattro decreti legge “cornice”. Questi atti, una volta convertiti in legge dal Parlamento, hanno creato la base giuridica per l’invio di aiuti, delegando poi ai decreti interministeriali (Difesa, Esteri ed Economia) la definizione operativa dei singoli pacchetti. Ad oggi, sono stati dodici i pacchetti di aiuti militari autorizzati, la cui illustrazione avviene unicamente di fronte al Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (Copasir), mantenendo il contenuto delle forniture secretato.
L’autorizzazione originaria, valida fino alla fine del 2022, è stata successivamente estesa attraverso tre decreti di proroga. Il governo Meloni ha confermato la linea del predecessore, approvando estensioni annuali il 2 dicembre 2022, il 19 dicembre 2023 e, più recentemente, alla vigilia di Natale del 2024, fissando la scadenza attuale al 31 dicembre 2025. Per continuare a garantire il sostegno militare anche nel 2026, sarà dunque necessario un nuovo intervento normativo entro la fine dell’anno in corso.
La Natura degli Aiuti: Dal Samp-T all’Equipaggiamento di Base
Sebbene la lista dettagliata degli armamenti inviati resti riservata, alcuni elementi sono emersi nel dibattito pubblico e nelle comunicazioni ufficiali. Tra questi spicca il sistema di difesa aerea Samp-T, armato con missili Aster, una delle poche forniture confermate dal governo. Si tratta di un sistema missilistico terra-aria a media portata di produzione italo-francese, fondamentale per la difesa contro minacce aeree e missilistiche.
Oltre a questo sistema avanzato, si presume che i pacchetti includano un’ampia gamma di equipaggiamenti, quali:
- Veicoli per il trasporto truppe, come gli M113.
- Blindati Lince.
- Missili spalleggiabili anticarro e antiaerei, come Stinger e Milan.
- Mortai e mitragliatrici pesanti e leggere.
- Equipaggiamento individuale di protezione (giubbotti antiproiettile, elmetti).
- Supporto logistico, incluse razioni K, gruppi elettrogeni e generatori.
Recentemente, il dibattito politico interno, in particolare su spinta della Lega, ha portato a un’enfasi crescente sugli aiuti di natura civile e difensiva, come generatori e sistemi antiaerei, piuttosto che su armi offensive.
Il Valore Economico e il Confronto Internazionale
Secondo i dati più recenti del Kiel Institute, aggiornati a ottobre, il valore del sostegno militare italiano all’Ucraina ammonta a 1,7 miliardi di euro. Questa cifra colloca l’Italia in una posizione intermedia nel panorama dei sostenitori di Kiev. Sebbene il valore assoluto sia significativo, analisi comparative evidenziano come, in rapporto al PIL, l’impegno italiano sia inferiore a quello di altri partner europei, in particolare dei Paesi nordici. Stime ufficiose parlano di un valore complessivo che potrebbe avvicinarsi ai 3 miliardi di euro, considerando anche i costi non direttamente legati alle forniture, come i voli cargo militari.
Le Prospettive per il 2026: Tra Continuità e Dibattito Politico
Con la scadenza dell’autorizzazione attuale fissata per la fine del 2025, il governo si appresta a varare un nuovo decreto per prorogare gli aiuti per tutto il 2026. La premier Giorgia Meloni ha confermato la volontà di proseguire sulla linea della fermezza, assicurando che il decreto si farà entro la fine dell’anno. Tuttavia, emergono frizioni all’interno della maggioranza, con la Lega che chiede una discontinuità rispetto al passato, privilegiando aiuti difensivi e civili e un chiaro riferimento ai negoziati di pace. Questa posizione ha portato a un rallentamento nell’iter di approvazione del nuovo decreto, che è stato temporaneamente ritirato dall’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri per poi essere riprogrammato.
La risoluzione di maggioranza approvata in occasione delle ultime comunicazioni della premier non menziona esplicitamente il sostegno militare, un segnale delle delicate mediazioni in corso. Nonostante ciò, la linea prevalente nell’esecutivo, sostenuta anche dal Ministro degli Esteri Antonio Tajani e dal Ministro della Difesa Guido Crosetto, rimane quella di un allineamento totale con gli impegni presi in ambito NATO e UE, garantendo all’Ucraina il diritto alla legittima difesa. Il prossimo decreto, atteso in Consiglio dei Ministri entro fine dicembre, sarà un banco di prova cruciale per la tenuta della maggioranza e per la definizione della strategia italiana nel conflitto per l’anno a venire.
