Genova si veste a festa per celebrare un traguardo che trascende il semplice anniversario, per abbracciare il racconto di un’epopea culturale. Le storiche mura del Munizioniere di Palazzo Ducale ospitano, dal 17 dicembre 2025 al 25 gennaio 2026, la mostra “50 anni di Teatro della Tosse”, un evento espositivo ad ingresso gratuito che commemora il mezzo secolo di attività di una delle istituzioni più vitali e innovative del panorama teatrale italiano e internazionale. Un viaggio suggestivo e labirintico, concepito non come una sterile cronologia, ma come un’immersione totale nell’anima di un teatro che ha fatto della ribellione poetica e della visione la sua cifra stilistica più riconoscibile.
Nato nel 1975 in una vecchia sede in Salita della Tosse, da cui prende il suo curioso nome, il teatro è frutto dell’ingegno e della passione di figure capitali della cultura del Novecento come Tonino Conte, Emanuele Luzzati e Aldo Trionfo. Fin dalle sue origini, si è distinto per una poetica libera da affiliazioni predefinite, scegliendo di non allinearsi né alle avanguardie pure né al teatro ufficiale, ma tracciando un percorso autonomo fondato sulla libertà nella scelta dei testi e, soprattutto, nell’uso degli spazi, spesso al di fuori dei confini convenzionali del palcoscenico. Questa vocazione nomade e visionaria è uno dei cuori pulsanti della mostra, che invita lo spettatore a perdersi, come tra i caruggi del centro storico genovese, in un’esperienza ricca di scoperte e svolte inattese.
Un Percorso Labirintico nella Memoria Creativa
Sotto la direzione artistica di Emanuele Conte, attuale presidente della Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse, e la curatela di Giampaolo Bonfiglio, Alessio Aronne e Pier Paolo Rinaldi (quest’ultimo responsabile della sezione “Dalle origini al nuovo millennio”), la mostra si articola in tre sezioni tematiche principali: Uguali ma diversi, Dalle origini al nuovo millennio e La Stanza della Patafisica. Questi tre momenti non sono compartimenti stagni, ma dialogano tra loro, uniti da un filo conduttore simbolico: il celebre vortice sulla tunica di Padre Ubù, la figura iconica di Alfred Jarry che il Teatro della Tosse ha eletto a proprio nume tutelare, simbolo di ironia, anarchia e inesauribile libertà espressiva.
Il visitatore viene accolto in un ambiente che è esso stesso scenografia. Elementi scenici originali, costumi che portano i segni di innumerevoli repliche, oggetti di scena carichi di storie, fotografie d’archivio e, soprattutto, video e proiezioni immersive creano un tessuto narrativo avvolgente. Il progetto video di Bruno Desole e l’impianto esecutivo dell’architetto Giovanni Guerrieri trasformano lo spazio del Munizioniere in una macchina del tempo e dell’emozione, permettendo di rivivere momenti salienti di spettacoli indimenticabili e di comprendere l’evoluzione di un linguaggio scenico in costante divenire.
Dalle Origini all’Impegno Culturale: Un’Officina di Linguaggi
La mostra non si limita a celebrare il passato, ma sottolinea con forza il ruolo del Teatro della Tosse come presidio culturale e motore di rigenerazione urbana. Come ha dichiarato l’assessore alla cultura del Comune, Giacomo Montanari, in questi cinquant’anni Genova ha saputo riconoscersi in un luogo capace di “trasformare l’immaginazione in visione condivisa”. La Tosse non è mai stato “solamente un teatro”, ma una vera e propria “officina di linguaggi” che ha abitato e rivitalizzato spazi, quartieri e comunità. Un impegno che prosegue ancora oggi, con la gestione di diverse sale teatrali e un’attenzione costante verso le giovani generazioni e la drammaturgia emergente.
Emanuele Conte ha evidenziato come il percorso espositivo cerchi di raccontare un’identità artistica nata nell’humus culturale della Genova degli anni ’60 e ’70, una città allora incredibilmente vivace. Dalla “Tosse prima della Tosse” fino agli ultimi vent’anni, definiti come una vera e propria “rinascita”, la mostra documenta non solo le produzioni “fatte in casa”, ma anche le grandi ospitalità internazionali che hanno calcato le sue scene, da Peter Brook a Jan Fabre, da Lindsay Kemp ai Momix, testimoniando un dialogo costante con le più vitali correnti artistiche mondiali.
La Stanza della Patafisica: Il Cuore Anarchico del Teatro
Un capitolo a parte, quasi un santuario laico, è dedicato a Ubù e alla Patafisica, la “scienza delle soluzioni immaginarie”. La Stanza della Patafisica celebra lo spirito irriverente e dissacrante che è uno dei marchi di fabbrica del teatro. Padre Ubù non è solo un personaggio, ma un’attitudine, un modo di guardare il mondo che privilegia l’assurdo, il grottesco e una risata liberatoria. Questa sezione, curata con particolare attenzione, rappresenta il cuore pulsante di quella “voce libera e indipendente” che il Teatro della Tosse ha sempre voluto essere.
L’esposizione, prodotta dalla Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse, si configura quindi come un evento imperdibile non solo per gli appassionati di teatro, ma per chiunque creda nel potere trasformativo della cultura. È un’occasione per riscoprire una storia fatta di coraggio, visione e un amore incondizionato per l’arte scenica, una storia che, dopo cinquant’anni, promette di continuare il suo viaggio per i decenni a venire, sempre fedele al suo spirito indomito e alla sua inesauribile capacità di creare mondi.
