Una proposta di legge per riformare la disciplina dei condomini, presentata da Fratelli d’Italia, sta scuotendo le fondamenta della maggioranza di governo, creando un solco profondo tra gli alleati e offrendo un nuovo fronte di attacco per le opposizioni. Il testo, a prima firma della deputata FdI Elisabetta Gardini, mira a introdurre una maggiore professionalizzazione e trasparenza nella gestione condominiale, ma alcuni punti, in particolare quelli riguardanti i requisiti per gli amministratori e la responsabilità dei condomini verso i debiti, hanno innescato una vera e propria tempesta politica.
I Punti Salienti della Proposta di Legge
Il disegno di legge, composto da 17 articoli, si propone di aggiornare una normativa ferma al 2012, con l’obiettivo dichiarato di ridurre il vasto contenzioso civile che, secondo i dati, per il 35% riguarda proprio le liti condominiali. Le novità più significative introdotte sono:
- Amministratori Laureati e Iscritti a un Albo: La proposta intende dire addio alla figura dell’amministratore “fai-da-te”, ritenuta “anacronistica”. Per esercitare la professione, sarebbe necessario possedere una laurea, anche triennale, in materie economiche, giuridiche o tecnico-scientifiche. Verrebbe inoltre istituito un albo nazionale degli amministratori di condominio presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
- Stop ai Pagamenti in Contanti: Tutti i versamenti dovrebbero essere tracciabili e avvenire tramite conto corrente bancario o postale intestato al condominio.
- Nuove Figure Professionali: Viene introdotta la figura del revisore contabile, obbligatoria per i condomini con più di venti persone, per garantire maggiore trasparenza nei bilanci.
- La Norma sui Creditori (Articolo 7): È il punto più controverso. Il testo prevede che i creditori del condominio possano agire prima sul conto corrente condominiale per l’intero importo vantato. In via sussidiaria, potrebbero rivalersi sui beni dei singoli condomini morosi, ma per l’eventuale debito residuo, la proposta apre alla possibilità di agire anche “nei confronti dei condomini in regola con i pagamenti”.
La Frattura nella Maggioranza
Proprio l’articolo 7 ha fatto esplodere le tensioni all’interno della coalizione di governo. La reazione più dura è arrivata dalla Lega. Il vicepremier e leader del Carroccio, Matteo Salvini, ha bocciato senza appello la proposta: “Niente nuove norme, nuova burocrazia per i condomini e per gli inquilini che adempiono al loro dovere”. Salvini ha sottolineato come alcune scelte tecniche debbano essere modificate, esprimendo un netto “no” a un testo che, a suo dire, penalizzerebbe i cittadini onesti. Sulla stessa linea il deputato leghista Alberto Gusmeroli, che ha accusato la proposta di aumentare le spese e favorire “i furbetti del condominio”.
Anche Forza Italia ha preso le distanze, annunciando per bocca del senatore Roberto Rosso la presentazione di una propria proposta di riforma a gennaio. L’obiettivo del partito di Antonio Tajani è puntare su “semplificazione, buona gestione e riduzione dei costi”, superando un sistema normativo ritenuto “farraginoso”. La posizione di FI è chiara: “A pagare non può essere chi non è moroso”.
Persino in Fratelli d’Italia serpeggia il malumore. La proposta viene descritta da alcuni come una “fuga in avanti non concordata”. Il capogruppo alla Camera, Galeazzo Bignami, ha dovuto gettare acqua sul fuoco, parlando di una “proposta in discussione come molte altre” e sottolineando la necessità di un confronto con tutte le parti interessate. Bignami ha chiarito che senza un ampio consenso “di buon senso a tutela della casa degli italiani”, il provvedimento non potrà proseguire il suo iter. Questa presa di posizione è stata interpretata come una brusca frenata, se non una marcia indietro, di fronte al fuoco incrociato degli alleati e delle critiche. Secondo alcune indiscrezioni, Bignami avrebbe inviato una lettera ai deputati del partito per richiamarli a concordare le future proposte di legge con i vertici, per evitare nuovi incidenti.
I firmatari della legge, dal canto loro, difendono l’impianto, sostenendo che la norma sui creditori sia stata travisata e che il “vincolo di solidarietà tra condomini” esista già nella legge del 2012. Attendono che la polemica si plachi per riprendere la discussione dopo le festività natalizie.
L’Attacco delle Opposizioni e le Critiche delle Associazioni
Le opposizioni hanno colto al balzo la divisione nella maggioranza per attaccare il governo. Il leader del M5S, Giuseppe Conte, ha parlato di “maggioranza nel caos” e ha ironizzato sull’obbligo di laurea per gli amministratori, proponendo di estenderlo anche a ministri e premier. La capogruppo del Pd, Chiara Braga, ha definito le norme “sbagliate”, in quanto “penalizzano chi è in regola, premiano furbi e morosi e aprono valanghe di ricorsi”.
Critiche sono arrivate anche dalle associazioni di categoria e dei consumatori. L’Anammi, associazione di amministratori d’immobili, ha espresso preoccupazione per un testo che renderebbe l’attività più onerosa senza fornire soluzioni realistiche. Assoutenti ha definito la norma sui morosi “sbagliata” e con “profili di forte criticità costituzionale”, in quanto violerebbe il principio della responsabilità personale sancito dall’articolo 27 della Costituzione.
Un Futuro Incerto per la Riforma
Il cammino della proposta di legge appare ora estremamente complesso e incerto. La forte opposizione degli alleati di governo, le critiche trasversali e le divisioni interne allo stesso partito proponente rendono improbabile una rapida approvazione. La frenata imposta dal capogruppo di FdI Bignami suggerisce che il testo dovrà essere profondamente rivisto o, come ipotizzano alcuni osservatori, potrebbe finire su un binario morto. La vicenda evidenzia ancora una volta le difficoltà di coesione all’interno della maggioranza su temi che incidono direttamente sulla vita quotidiana di milioni di cittadini, trasformando un tentativo di riordino normativo in un delicato caso politico.
