Nelle scorse ore, quello che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha definito “un momento storico” e “il più grande accordo sul gas nella storia di Israele” ha ricevuto il via libera definitivo. Si tratta di una maxi-intesa dal valore complessivo di circa 35 miliardi di dollari (112 miliardi di shekel) che vedrà Israele esportare ingenti quantità di gas naturale verso l’Egitto. L’accordo, siglato tra le compagnie energetiche che operano nel vasto giacimento offshore israeliano di Leviathan e partner egiziani, non è solo una pietra miliare dal punto di vista economico, ma rappresenta un tassello cruciale in un mosaico geopolitico ben più complesso.
I dettagli di un’intesa monumentale
L’accordo prevede la fornitura di circa 130 miliardi di metri cubi di gas naturale dal giacimento Leviathan, uno dei più grandi del Mediterraneo, che verranno trasportati in Egitto attraverso gasdotti sottomarini fino al 2040. Le aziende protagoniste di questa operazione sono, da parte israeliana, NewMed Energy e Ratio Energies, insieme al colosso statunitense Chevron, che detiene la quota di maggioranza ed è l’operatore del giacimento. Le prime forniture dovrebbero iniziare già nei primi mesi del 2026.
Per l’Egitto, questo accordo rappresenta una boccata d’ossigeno fondamentale. Il paese nordafricano, un tempo esportatore di gas, ha visto la propria produzione interna crollare drasticamente negli ultimi anni, passando da 6,1 milioni di metri cubi al giorno nel 2021 a soli 3,5 milioni nel maggio 2025, un calo di quasi il 45%. Questa contrazione, dovuta in parte a difficoltà tecniche nel giacimento gigante di Zohr, ha causato blackout diffusi e tensioni sociali. L’importazione di gas israeliano permetterà al Cairo non solo di soddisfare la crescente domanda interna, ma anche di sfruttare a pieno regime i suoi impianti di liquefazione di Idku e Damietta, trasformando il gas ricevuto in Gas Naturale Liquefatto (GNL) da riesportare, principalmente verso l’Europa, consolidando così la sua ambizione di diventare un hub energetico regionale.
Dal canto suo, Israele monetizza le sue enormi riserve di gas, garantendosi entrate fiscali stimate in circa 18 miliardi di dollari (58 miliardi di shekel) per le casse dello Stato nel corso della durata del contratto. Netanyahu ha assicurato che l’intesa è stata approvata solo dopo aver garantito gli interessi vitali del paese, inclusa la fornitura a prezzi calmierati per il mercato interno israeliano.
Una mossa “puramente commerciale”? L’analisi geopolitica
Nonostante la portata economica, il governo egiziano si è affrettato a minimizzare le implicazioni politiche dell’accordo. Il capo dell’ufficio stampa statale egiziano, Diaa Rashwan, ha dichiarato che l’intesa è “puramente commerciale, conclusa sulla base di pure considerazioni economiche e di investimento, e non implica alcuna dimensione o intesa politica”. Secondo Il Cairo, l’operazione è stata condotta tra società private senza un coinvolgimento governativo diretto e non modifica la storica posizione egiziana a sostegno della causa palestinese.
Tuttavia, è impossibile ignorare la profonda valenza strategica di questo accordo. In un Mediterraneo orientale sempre più “caldo” e conteso, la cooperazione energetica tra Egitto e Israele, due ex nemici legati da un trattato di pace, crea una nuova e potente interdipendenza. Questa alleanza energetica, che include anche Cipro, Grecia e Giordania, si inserisce nel quadro dell’East Mediterranean Gas Forum (EMGF), un’organizzazione internazionale con sede al Cairo nata nel 2019 per promuovere la cooperazione sullo sviluppo delle risorse di idrocarburi. Un asse che, secondo molti analisti, serve anche a controbilanciare l’influenza della Turchia nella regione.
Gli Stati Uniti, la cui compagnia Chevron è un attore chiave dell’intesa, hanno svolto un ruolo decisivo nel favorire l’accordo, vedendolo come uno strumento per rafforzare la stabilità regionale e contenere l’influenza di attori come Russia e Iran. La dipendenza energetica reciproca, come sottolineato da analisti militari, funziona come una “sorta di assicurazione politica”, incentivando la cooperazione e frenando possibili derive ostili, con un impatto diretto anche sulla sicurezza e sulla gestione di dossier complessi come quello della Striscia di Gaza.
Le prospettive future
L’accordo non solo cementa il ruolo di Israele come potenza energetica regionale, ma apre anche la strada a ulteriori esplorazioni e allo sviluppo di nuovi giacimenti nelle sue acque territoriali. Per l’Egitto, è un passo cruciale per superare la crisi energetica interna e riaffermare il proprio ruolo centrale nel mercato del gas del Mediterraneo.
Sebbene presentato come un semplice contratto tra aziende, l’accordo sul gas tra Egitto e Israele è in realtà un evento epocale. Un’intesa che, al di là dei miliardi di metri cubi e dei dollari in gioco, lega indissolubilmente i destini di due nazioni chiave del Medio Oriente, con profonde ripercussioni sugli equilibri di potere, sulla sicurezza e sul futuro energetico dell’intera regione mediterranea.
