Roma – Il mercato del lavoro italiano mostra segnali incoraggianti per l’occupazione femminile, ma le sfide strutturali restano significative. È quanto emerge dal Gender Policy Report 2025, l’annuale analisi dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP), presentata oggi a Roma presso l’Auditorium dell’Istituto. Il rapporto, curato dal gruppo di ricerca “Analisi di genere del mercato del lavoro e delle politiche pubbliche”, dipinge un quadro complesso, fatto di progressi notevoli ma anche di persistenti disuguaglianze che continuano a caratterizzare l’economia del nostro Paese.
Una Crescita Storica con Ostacoli Persistenti
I dati parlano chiaro: tra il 2021 e il 2024, l’Italia ha visto un incremento di oltre 600 mila donne occupate, un risultato che ha spinto il tasso di occupazione femminile al 53,3%, segnando un aumento di circa quattro punti percentuali in tre anni. Parallelamente, il tasso di disoccupazione femminile è sceso al 7,4%, toccando il livello più basso degli ultimi vent’anni. Un segnale positivo riguarda anche la qualità del lavoro: nello stesso periodo, i contratti a tempo indeterminato tra le lavoratrici sono aumentati di 525 mila unità, portando la loro incidenza all’83,7%.
Tuttavia, questi numeri, seppur positivi, non devono trarre in inganno. Il divario di genere nel mercato del lavoro italiano rimane profondo e strutturale. Il tasso di occupazione femminile, infatti, è ancora drammaticamente distante da quello maschile, che nel 2024 si attesta al 70%. Anche sul fronte della disoccupazione, le donne restano svantaggiate, con un tasso del 7,4% contro il 6,2% degli uomini.
Il Confronto con l’Europa e il Peso dell’Inattività
Il confronto con il resto del continente accentua le criticità del sistema italiano. Il nostro Paese rimane significativamente indietro rispetto alla media europea, dove il tasso di occupazione femminile raggiunge il 66,2%. Questo gap è in gran parte dovuto a un tasso di inattività femminile tra i più alti d’Europa. Nel 2024, il 42,4% delle donne italiane tra i 15 e i 64 anni è risultato inattivo, una percentuale quasi doppia rispetto a quella maschile (24,4%).
La situazione è particolarmente allarmante nel Mezzogiorno, dove l’inattività femminile supera la soglia del 56%. Le ragioni di questa mancata partecipazione sono prevalentemente legate ai carichi familiari e di cura, che ricadono in modo sproporzionato sulle donne. Per il 34% delle donne inattive, i motivi familiari sono la causa principale, percentuale che sale al 44% nella fascia d’età 25-34 anni, spesso coincidente con la maternità. Per gli uomini, l’incidenza dei carichi di cura è marginale, fermandosi al 2,5%.
Il Divario Retributivo: Donne Sovrarappresentate tra i Lavoratori a Bassa Paga
Uno degli aspetti più allarmanti analizzati dal report INAPP è la questione salariale. Le donne non solo faticano di più a entrare e rimanere nel mercato del lavoro, ma sono anche penalizzate a livello retributivo. I dati del 2024 indicano una netta predominanza femminile tra i lavoratori dipendenti a bassa retribuzione: le donne costituiscono il 71,3% del totale dei “low-paid workers”, contro il 28,7% degli uomini.
Nello specifico, il 17,6% delle lavoratrici dipendenti percepisce una retribuzione bassa, a fronte di appena il 5,9% dei colleghi uomini. Questo si traduce in un divario di quasi 12 punti percentuali, confermando la persistenza di meccanismi di differenziazione retributiva che penalizzano sistematicamente le donne.
Le Sfide del Futuro: Intelligenza Artificiale e Lavori “Disrupted”
Il rapporto getta uno sguardo anche sulle sfide future, in particolare sull’impatto della trasformazione tecnologica. Le donne risultano più frequentemente impiegate in occupazioni cosiddette “disrupted”, ovvero quelle più vulnerabili alla sostituzione o alla profonda trasformazione a causa dell’automazione e dell’Intelligenza Artificiale (IA). Secondo alcune stime, nei prossimi anni quasi un quarto delle offerte di lavoro in diversi Paesi europei richiederà competenze specifiche legate all’IA.
Studi internazionali, come un recente rapporto del McKinsey Global Institute, confermano questo rischio, prevedendo che l’automazione potrebbe mettere a repentaglio più posti di lavoro femminili che maschili, specialmente in settori come il supporto d’ufficio e il servizio clienti, dove la presenza femminile è predominante. Questo scenario impone una riflessione urgente sulla necessità di investire in programmi di formazione e riqualificazione (reskilling e upskilling) per dotare le lavoratrici delle competenze necessarie ad affrontare le nuove sfide del mercato del lavoro.
Le Parole del Presidente INAPP: “Permangono Forti Criticità”
Commentando i dati, il presidente dell’INAPP, Natale Forlani, ha sottolineato la duplice lettura dei risultati: “Il Gender Policy Report segnala un’importante crescita dell’occupazione femminile ma permangono forti criticità”. Forlani ha evidenziato come dalla crescita del tasso di occupazione femminile dipenda “la capacità di rigenerare la nostra popolazione attiva per soddisfare i fabbisogni del sistema produttivo e per rendere sostenibili le prestazioni sociali”. Ha inoltre puntato il dito contro la carenza di servizi essenziali (sanità, lavoro di cura, istruzione) che in altri Paesi europei hanno favorito una maggiore partecipazione femminile al mercato del lavoro.
