Roma – Un grido d’allarme forte e chiaro si leva dal cuore del Comparto Sicurezza e Difesa. Le principali sigle sindacali della Polizia di Stato – Sap, Coisp-Mosap, Fsp Polizia e Silp-Cgil – hanno inviato una lettera dai toni durissimi al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per denunciare quella che definiscono una “verità denunciata da tempo”: per il Governo la sicurezza è solo uno “slogan adatto ai discorsi pubblici”, ma non una priorità quando si tratta di stanziare risorse. La Legge di Bilancio, attualmente all’esame del Senato, viene indicata come la prova tangibile di una “distanza ormai evidente tra le parole e i fatti”.
Nella missiva, i rappresentanti sindacali Stefano Paoloni (Sap), Domenico Pianese (Coisp-Mosap), Valter Mazzetti (Fsp Polizia) e Pietro Colapietro (Silp-Cgil) esprimono profonda amarezza e preoccupazione. “A fronte di proclami e attestazioni di stima, il testo della Manovra continua a lasciare la Polizia e l’intero Comparto Sicurezza e Difesa senza tutele adeguate e senza risposte concrete”, si legge nella lettera. Un quadro definito “desolante” che, in assenza di interventi immediati, minaccia di sfociare in una “mobilitazione generale degli operatori”.
Pensioni a rischio: l’innalzamento dell’età che non piace
Uno dei punti più controversi e contestati è l’ipotesi di un innalzamento dell’età pensionabile per gli operatori del settore. I sindacati la definiscono un’opzione “inaccettabile”, sottolineando come si pretenda di “allungare ulteriormente la carriera dei poliziotti senza alcun confronto con i sindacati e senza tenere conto delle specificità del servizio”. Una decisione che, secondo le sigle, metterebbe a rischio non solo la salute di chi ha trascorso una vita professionale tra “rischi, stress operativo e responsabilità enormi”, ma anche l’efficienza stessa del sistema sicurezza. L’articolo 42 della bozza di legge di bilancio, che prevede un aumento graduale dell’età pensionabile, è al centro delle critiche. Diverse fonti indicano che il Governo starebbe valutando come escludere o applicare gradualmente tale aumento per il personale del comparto, a seguito delle forti proteste.
Previdenza dedicata: uno stanziamento “simbolico” e offensivo
Altra nota dolente è il capitolo della previdenza dedicata. Lo stanziamento di appena 20 milioni di euro viene definito “simbolico” e grave. “Una cifra che ignora deliberatamente circa 430 mila donne e uomini del Comparto e che condanna molti di loro a pensioni indegne dopo una vita spesa al servizio dello Stato”, denunciano i sindacati. La mancata attivazione di una previdenza complementare adeguata, attesa da anni, rischia di creare i “nuovi poveri” di domani, penalizzando soprattutto il personale arruolato dopo il 1995 con sistema di calcolo interamente contributivo. La richiesta è di un incremento strutturale dei fondi per garantire pensioni dignitose.
Straordinari non pagati e specificità ignorata
A completare il quadro critico, la lettera evidenzia “l’assenza totale di risorse per pagare le centinaia di migliaia di ore di straordinario accumulate negli ultimi due anni”. I compensi attuali, pari a 6,70 euro netti l’ora, sono giudicati “mortificanti”. Nonostante alcuni recenti stanziamenti per saldare parte degli arretrati, la situazione resta critica e sintomatica di una carenza di organico che costringe il personale a carichi di lavoro enormi. Inoltre, i sindacati lamentano che nella manovra non vi sia “alcun riconoscimento della specificità del Comparto” e nessuna risorsa per l’Area negoziale dei Dirigenti.
La protesta dei sindacati di Polizia si unisce a quella più ampia del comparto Difesa, che lamenta una sproporzione tra gli investimenti per il riarmo e le risorse destinate al personale. La richiesta alla politica è una sola e inequivocabile: “Chi dice di stare dalla parte delle Forze dell’ordine lo dimostri con atti concreti e non con dichiarazioni di circostanza”. L’appello è alla coerenza, prima che la distanza tra le parole e i fatti diventi incolmabile.
