Sono trascorse quasi quattro settimane da quando, il 19 novembre, si sono perse le tracce di Karol Brozek, escursionista polacco di 44 anni, svanito nel nulla sull’imponente massiccio del Gran Sasso. Le ricerche, coordinate dalla Prefettura dell’Aquila, continuano senza sosta nell’area di Campo Imperatore, ma la speranza di ritrovare l’uomo in vita si scontra con il passare dei giorni e l’incombere di un’ondata di gelo che minaccia di rendere ancora più proibitive le operazioni in quota.
Un misto di angoscia e tenacia caratterizza l’atmosfera a Fonte Cerreto, quartier generale delle operazioni, dove la sorella gemella di Karol, Diana Brozek, segue con il cuore in gola ogni sviluppo. Accanto a lei, a offrire supporto psicologico e logistico, l’associazione Penelope, punto di riferimento per le famiglie delle persone scomparse.
Il ritrovamento di Pirat: un barlume di speranza
Un momento di forte emozione ha interrotto la snervante attesa nei giorni scorsi, quando Pirat, uno dei due cani che accompagnavano Karol, è stato ritrovato vivo. L’animale è stato individuato il 12 dicembre da un carabiniere forestale libero dal servizio nei pressi dell’impianto “Le Fontari”, a Campo Imperatore. Sebbene fortemente denutrito, disorientato e con ferite compatibili con una lunga permanenza in un ambiente ostile, Pirat è sopravvissuto per oltre venti giorni tra le montagne. Dopo le cure in una clinica veterinaria, è stato affidato a Diana.
Il ritrovamento del cane ha immediatamente riacceso la speranza, suggerendo che la sopravvivenza in quell’area, seppur in condizioni estreme, è stata possibile. Tuttavia, l’altro cane, Kraken, risulta ancora disperso insieme al suo padrone.
I tentativi con il cane e le difficoltà delle ricerche
Nella speranza che l’istinto di Pirat potesse condurre a qualche traccia utile, i soccorritori e i familiari hanno riportato il cane sui luoghi della scomparsa. Accompagnato da Renata Sarzewicz, referente della famiglia, e da un altro cane di supporto di nome Dark, Pirat è stato lasciato libero di muoversi nell’area dove era stato ritrovato. L’animale si è mostrato vigile, ha annusato a lungo il terreno ed esplorato pendii, ma l’escursione non ha purtroppo fornito elementi utili. Il tempo trascorso e le condizioni ambientali avrebbero verosimilmente cancellato ogni traccia olfattiva.
Le operazioni di ricerca si concentrano in un’area vasta e impervia, che comprende la Valle dell’Inferno, Vado di Corno e la zona retrostante Monte Aquila. Squadre del Soccorso Alpino e Speleologico, della Guardia di Finanza e dei Vigili del Fuoco stanno perlustrando ogni anfratto, anche con l’ausilio di elicotteri, in una corsa contro il tempo. Le condizioni meteorologiche, con temperature in calo e la possibilità di nevicate, rappresentano un’ulteriore, grave, incognita.
Le ultime tracce e l’analisi del computer
L’ultimo avvistamento certo di Karol Brozek risale alle 8:15 del 19 novembre, quando una telecamera dell’Osservatorio di Campo Imperatore lo ha ripreso mentre usciva dal suo camper, parcheggiato nel piazzale, in compagnia dei suoi due cani, per incamminarsi verso un sentiero che conduce al rifugio Duca degli Abruzzi. Da quel momento, il suo cellulare risulta spento. L’uomo, alto 185 centimetri, con capelli biondi e occhi azzurri, indossava una felpa blu e pantaloni neri.
Un altro elemento su cui si concentrano le speranze della famiglia è un computer portatile ritrovato nel camper. La sorella Diana lo ha recuperato ad Assergi e consegnato alle autorità, nella speranza che l’analisi del dispositivo possa fornire indicazioni sugli ultimi spostamenti del fratello o sulle sue intenzioni.
L’angoscia della famiglia e la mobilitazione
Diana Brozek, arrivata dalla Polonia per seguire da vicino le ricerche, vive giorni di profonda angoscia, ma non perde la speranza. “Mio fratello è ancora vivo”, ha dichiarato, sorretta da un legame profondo che solo i gemelli possono comprendere. La sua permanenza in Abruzzo è stata segnata anche da difficoltà logistiche, come la necessità di cambiare alloggio a causa del divieto di ospitare animali nella struttura precedente.
La vicenda ha avuto una forte eco anche in Polonia, dove l’ex compagna di Karol, Joanna Pietrzak, a nome di una comunità online di oltre 4mila persone, ha inviato un appello all’Ambasciata polacca a Roma per sollecitare un intervento. La disperazione ha spinto Diana a rivolgersi anche a un noto sensitivo polacco, un tentativo che, purtroppo, non ha prodotto risultati concreti.
Mentre un nuovo vertice in Prefettura è previsto per fare il punto della situazione e decidere il prosieguo delle operazioni, la comunità montana e l’opinione pubblica seguono con il fiato sospeso una vicenda che intreccia la cronaca con la profonda umanità del legame tra un uomo, i suoi cani e la sua famiglia, uniti nella speranza di fronte alla maestosa e implacabile bellezza del Gran Sasso.
