Milano – Un nuovo capitolo si apre nell’intricata vicenda della fuga di Toma Taulant, il 41enne albanese noto come il “re delle evasioni”, riuscito a scappare dal carcere milanese di Opera lo scorso 7 dicembre. La Procura di Milano ha ufficialmente iscritto nel registro degli indagati il suo compagno di cella, Simone Borella, un giovane di 25 anni originario di Cuasso al Monte (Varese). L’accusa è pesantissima: procurata evasione.
Il ruolo del complice: una fuga pianificata nei minimi dettagli
Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, Borella avrebbe giocato un ruolo cruciale e attivo nel piano di fuga del compagno. Avrebbe infatti aiutato Taulant a scardinare la rete di protezione della finestra della loro cella, situata al terzo piano del primo padiglione detentivo, e a confezionare una corda artigianale. Quest’ultima, un elemento chiave del piano, sarebbe stata creata annodando tra loro le lenzuola in dotazione con del filo di nylon, a dimostrazione di una premeditazione e di un’organizzazione meticolosa. Grazie a questo rudimentale ma efficace strumento, Taulant si è potuto calare dalla finestra, superare il muro di cinta alto sei metri e far perdere le proprie tracce.
Il piano originale, tuttavia, avrebbe previsto la fuga di entrambi i detenuti. Simone Borella, però, non sarebbe riuscito a passare attraverso lo stretto varco aperto nella grata della cella, un imprevisto che lo ha costretto a rimanere all’interno del penitenziario, trasformandolo da fuggitivo mancato a principale indagato.
Chi sono i protagonisti della vicenda
La storia di questa evasione unisce i percorsi di due figure criminali molto diverse tra loro.
- Toma Taulant: 41 anni, di origine albanese, è un nome tristemente noto alle cronache. Con una condanna da scontare fino al 2048 per reati che spaziano dal traffico di droga alle rapine e al possesso di armi, quella di Opera è la sua quarta evasione. Un vero e proprio “specialista” delle fughe, capace di eludere la sorveglianza dei penitenziari di massima sicurezza. Prima di Opera, era già fuggito nel 2009 dal carcere di Terni e nel 2013 sia da quello di Parma che da un istituto penitenziario in Belgio. La sua abilità nel dileguarsi lo rende un ricercato estremamente pericoloso.
- Simone Borella: 25enne di Cuasso al Monte (Varese), si trova nel carcere di Opera per scontare una condanna in primo grado a 12 anni per tentato omicidio. Secondo l’accusa, il 5 gennaio 2024, davanti a un bar di Arcisate, avrebbe sparato a un 27enne, ferendolo gravemente all’addome. Il movente del gesto sarebbe stato l’intervento della vittima in difesa di una ragazza.
Le indagini e il problema del sovraffollamento carcerario
Mentre le forze dell’ordine sono impegnate in una caccia all’uomo a livello nazionale per rintracciare Taulant, l’inchiesta coordinata dalla Procura di Milano prosegue per chiarire ogni aspetto della vicenda. Gli investigatori stanno analizzando le immagini delle telecamere a circuito chiuso del carcere di Opera per ricostruire l’esatta dinamica della fuga e verificare la presenza di eventuali altre complicità, interne o esterne all’istituto.
L’episodio riaccende i riflettori sulla cronica e grave situazione del sovraffollamento carcerario in Italia, e in particolare in Lombardia. Il carcere di Opera ospita oltre 1.388 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 918 posti. Una condizione che, come denunciano da tempo i sindacati di polizia penitenziaria, rende estremamente difficile garantire un’adeguata sorveglianza e sicurezza, favorendo potenzialmente episodi come quello dell’evasione di Taulant. La Lombardia, con un tasso di sovraffollamento del 154,2%, si conferma una delle regioni più critiche sotto questo aspetto.
L’indagine su Simone Borella, difeso dall’avvocato Corrado Viazzo, dovrà ora accertare il suo effettivo coinvolgimento e il grado di responsabilità nella fuga del compagno di cella. Un’evasione che, per la sua spettacolarità e per il curriculum criminale del fuggitivo, continua a tenere con il fiato sospeso l’opinione pubblica e le autorità.
