Come un antico aedo che si appresta a narrare gesta epiche, mi accingo a dipingere con le parole il grande affresco della 70ª edizione dell’Eurovision Song Contest. Vienna, culla di musica e cultura, si prepara ad ospitare nuovamente il più grande evento musicale del mondo, un palcoscenico dove le note si intrecciano con le storie dei popoli. Dal 12 al 16 maggio 2026, la Wiener Stadthalle diventerà il cuore pulsante di un’Europa unita dalla musica, un’edizione che si preannuncia tanto celebrativa quanto complessa.

Saranno 35 le nazioni che si contenderanno l’ambito trofeo, un numero che riflette le dinamiche mutevoli del nostro tempo. L’annuncio dell’European Broadcasting Union (EBU) ha infatti portato con sé l’eco di decisioni sofferte: l’assenza di cinque Paesi – Islanda, Irlanda, Paesi Bassi, Slovenia e Spagna – che hanno scelto la via del boicottaggio. Una protesta esplicita contro la partecipazione di Israele, un gesto che traccia una linea netta tra arte e politica, sollevando interrogativi profondi sul ruolo della cultura in scenari di conflitto. La decisione di queste nazioni, come spiegato dall’emittente islandese RÚV, nasce dalla convinzione che partecipare “non sarebbe né una fonte di gioia, né un messaggio di pace”.

Il ritorno di voci a lungo attese e le dinamiche della competizione

Tuttavia, come in un contrappunto musicale, a queste assenze rispondono dei ritorni significativi. Dopo anni di silenzio, le voci di Bulgaria, Romania e Moldavia risuoneranno di nuovo sul palco eurovisivo, portando con sé la ricchezza delle loro tradizioni musicali. Un ritorno salutato con entusiasmo da Martin Green, direttore dell’evento, che lo ha definito “un vivido promemoria del potere duraturo dell’Eurovision Song Contest e di cosa significhi veramente essere uniti dalla musica”.

La struttura della competizione seguirà il formato ormai consolidato, con due semifinali previste per il 12 e il 14 maggio, che apriranno le porte alla Gran Finale del 16 maggio. Le nazioni qualificate si uniranno ai “Big Five” – Francia, Germania, Italia, Regno Unito – e all’Austria, paese ospitante, già ammessi di diritto all’atto conclusivo della manifestazione. Il sorteggio che determinerà la composizione delle semifinali si terrà a Vienna il 12 gennaio, un momento cruciale che inizierà a delineare i destini dei partecipanti.

Un nuovo regolamento per un’era di trasparenza

In vista di questo storico anniversario, l’EBU ha intrapreso un’ampia consultazione che ha portato all’implementazione di un regolamento aggiornato, volto a preservare l’equità e l’integrità della competizione. Una delle novità più rilevanti è il ritorno del voto delle giurie professionali anche nelle semifinali, per la prima volta dal 2022. I loro punteggi si sommeranno a quelli del televoto del pubblico per determinare i dieci finalisti di ogni serata.

Le nuove norme introducono inoltre misure per rafforzare la trasparenza e contrastare influenze esterne. Tra queste, troviamo:

  • Limiti al voto individuale: per incoraggiare un sostegno più ampio e diversificato, il numero massimo di voti per metodo di pagamento (online, SMS, telefono) sarà ridotto da 20 a 10.
  • Contrasto alla promozione sproporzionata: regole più severe per scoraggiare campagne promozionali eccessive, soprattutto da parte di terzi.
  • Giurie più ampie e diversificate: un aumento nel numero dei membri delle giurie professionali per garantire una maggiore pluralità di giudizio.
  • Miglioramenti tecnici: sistemi di sicurezza potenziati per individuare e prevenire attività di voto fraudolente o coordinate.

Questi cambiamenti, come sottolineato dall’EBU, riflettono l’impegno a mantenere l’Eurovision uno spazio neutrale, dove a trionfare siano la musica, il talento e l’unità, liberi da indebite pressioni.

Vienna, capitale della musica per la terza volta

Per Vienna non si tratta di un debutto. La capitale austriaca, che ha già ospitato l’evento nel 1967 e nel 2015, si prepara ad accogliere per la terza volta le delegazioni, i giornalisti e le migliaia di fan provenienti da tutto il mondo. Un’occasione per celebrare non solo i 70 anni del concorso, ma anche il legame indissolubile della città con la storia della musica. L’evento del 2026, come ha affermato il produttore esecutivo dell’ORF Michael Krön, sarà un’occasione per essere “un caloroso ospite per tutte le 35 emittenti partecipanti”.

Mentre le luci si accendono sulla Wiener Stadthalle, l’Eurovision Song Contest 2026 si preannuncia come un’edizione di profonde riflessioni, un crocevia di culture e sensibilità diverse. Sarà un racconto corale, a tratti dissonante ma sempre autentico, che celebrerà la capacità della musica di unire, di far discutere e, infine, di emozionare, tessendo un nuovo, indimenticabile capitolo nella sua lunga e gloriosa storia.

Di euterpe

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