Roma – Una linea ferma, a tratti dura, quella espressa dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante le comunicazioni alla Camera dei Deputati in vista del cruciale Consiglio Europeo del 18 e 19 dicembre. Al centro del contendere, la proposta di revisione del Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) dell’Unione Europea, il bilancio a lungo termine che definirà le priorità di spesa del blocco comunitario per i prossimi anni. La premier non ha usato mezzi termini: “Lo dirò senza giri di parole: non accetteremo di pagare di più per ottenere di meno”.

Una dichiarazione che riassume la posizione del governo italiano di fronte a un negoziato che si preannuncia complesso e che tocca nervi scoperti per l’economia nazionale. La proposta avanzata dalla Commissione Europea, infatti, pur riconoscendo la necessità di aumentare le risorse per affrontare nuove sfide come la migrazione e il sostegno all’Ucraina, prevede, secondo la lettura del governo, un aumento dei contributi a carico degli Stati membri a fronte di una contemporanea riduzione delle allocazioni per due pilastri storici e fondamentali per l’Italia: la Politica Agricola Comune (PAC) e la Politica di Coesione.

La difesa delle politiche tradizionali: PAC e Coesione

La premier ha definito queste politiche “veri e propri pilastri dell’Unione Europea e dei suoi Trattati”, sottolineando come l’Italia non sia disposta a vederle sacrificate. La PAC, in particolare, è un settore strategico che non solo sostiene il reddito degli agricoltori, ma garantisce anche la manutenzione del territorio e la sovranità alimentare, un tema tornato prepotentemente alla ribalta in tempi di “minacce ibride che coinvolgono anche il cibo”. La proposta della Commissione, pur presentando lievi miglioramenti in recenti formulazioni per quanto riguarda le politiche regionali, è stata giudicata “ancora insoddisfacente sui capitoli agricoli”.

Analoghe preoccupazioni riguardano i fondi di coesione, strumenti essenziali per ridurre le disparità economiche e sociali tra le diverse regioni europee e, all’interno dei singoli stati, per sostenere lo sviluppo delle aree più svantaggiate. Un taglio a queste risorse rappresenterebbe un duro colpo per il Mezzogiorno e per tutte le zone che necessitano di investimenti per infrastrutture, innovazione e occupazione. La Corte dei Conti, in una recente relazione, ha peraltro già evidenziato criticità e ritardi nell’attuazione dei programmi 2021-2027, segnalando livelli di spesa inferiori ai cicli precedenti.

La posizione italiana sul bilancio UE

Il governo italiano non si oppone in linea di principio a un aumento delle dimensioni del bilancio europeo, riconoscendo la necessità di far fronte a nuove priorità strategiche e al rimborso del debito contratto per il Next Generation EU. Tuttavia, Meloni ha posto condizioni chiare: questo ampliamento non deve gravare in modo eccessivo sulle finanze pubbliche nazionali. “La sostenibilità dei conti pubblici è per questo governo una priorità assoluta”, ha affermato la premier, ricordando come l’Italia sia da oltre vent’anni un contributore netto al bilancio dell’Unione.

L’Italia chiede quindi una “semplificazione concreta” e una maggiore flessibilità nell’uso delle risorse. La proposta della Commissione di fondere in un unico fondo le risorse destinate alla PAC e alla Coesione ha sollevato forti perplessità, non solo in Italia ma anche in altre regioni europee, che temono una “nazionalizzazione” e una perdita della specificità di questi interventi. L’esecutivo è pronto a discutere una nuova architettura del bilancio, ma solo “a fronte di chiare garanzie per Pac e coesione”, rifiutando meccanismi che riducano la capacità di incidere su risorse ritenute fondamentali.

Il contesto europeo e le sfide future

Il negoziato sul bilancio si inserisce in un contesto geopolitico ed economico di grande complessità. La guerra in Ucraina, la transizione energetica e digitale, la competitività dell’industria europea e la gestione dei flussi migratori sono tutte sfide che richiedono risposte comuni e risorse adeguate. La revisione intermedia del Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 è stata proposta dalla Commissione proprio per far fronte a queste emergenze impreviste.

Tuttavia, trovare un accordo che soddisfi le esigenze di tutti i 27 Stati membri è un’impresa ardua. La posizione espressa da Giorgia Meloni segnala l’inizio di un confronto serrato a Bruxelles, dove gli interessi nazionali dovranno essere mediati per raggiungere una sintesi a livello europeo. L’esito di questo vertice sarà fondamentale non solo per definire le finanze dell’Unione per i prossimi anni, ma anche per testare la coesione e la capacità di visione strategica dell’Europa di fronte alle grandi sfide del nostro tempo.

Di veritas

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