La qualità dell’aria in Lombardia continua a mostrare un andamento a due velocità. Una boccata d’ossigeno per la provincia di Milano, dove da oggi si assiste alla sospensione delle misure temporanee antinquinamento di primo livello. La decisione, attesa e sperata da molti cittadini, è la diretta conseguenza di un miglioramento nei dati ambientali: per due giorni consecutivi, le centraline di monitoraggio hanno registrato concentrazioni medie giornaliere di particolato fine (PM10) inferiori alla soglia critica di 50 microgrammi per metro cubo. Un piccolo ma significativo passo avanti nella lotta contro una delle problematiche più sentite nel bacino padano.

Tuttavia, il quadro generale regionale rimane complesso e impone di non abbassare la guardia. Se Milano torna a respirare, lo stesso non si può dire per altre aree nevralgiche della regione. I rilevamenti effettuati ieri da ARPA Lombardia, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, hanno infatti dipinto uno scenario differente per le province di Cremona e Monza. Qui, i valori di PM10 hanno nuovamente superato la soglia limite, costringendo le amministrazioni a mantenere in vigore il pacchetto di disposizioni emergenziali. Una situazione che evidenzia la natura persistente e localizzata del fenomeno dell’inquinamento atmosferico, strettamente legato a fattori meteorologici, come l’assenza di venti e la stabilità termica, ma anche alla densità di sorgenti emissive.

Le Restrizioni nel Dettaglio: Cosa Comporta lo Stato di Allerta

Ma cosa significa, concretamente, per i cittadini e le imprese delle province di Cremona e Monza, la permanenza delle misure di primo livello? Le disposizioni, attivate secondo il protocollo regionale, mirano a ridurre le emissioni inquinanti agendo su tre fronti principali: riscaldamento domestico, agricoltura e traffico veicolare.

Nel dettaglio, le misure in vigore includono:

  • Riscaldamento e Biomasse: È fatto divieto di utilizzare impianti termici alimentati a biomassa legnosa (come legna e pellet) con una classe di efficienza inferiore o uguale a 3 stelle. Questa misura colpisce in particolare le stufe e i camini più datati, noti per il loro significativo contributo all’emissione di particolato fine. Parallelamente, la temperatura massima consentita all’interno delle abitazioni e degli esercizi commerciali viene ridotta di un grado centigrado, un piccolo sacrificio individuale per un beneficio collettivo.
  • Agricoltura: Scatta il divieto di spandimento dei liquami zootecnici e dei fanghi di depurazione. Queste pratiche, sebbene essenziali per il ciclo agricolo, liberano in atmosfera precursori del particolato secondario, come l’ammoniaca.
  • Combustioni all’Aperto: È imposto un divieto assoluto per qualsiasi tipo di combustione all’aperto, inclusi falò, barbecue e fuochi d’artificio, per evitare ulteriori emissioni dirette in atmosfera.

Focus sulla Mobilità: Limitazioni al Traffico Veicolare

Uno degli aspetti più impattanti sulla vita quotidiana dei cittadini riguarda senza dubbio le limitazioni alla circolazione dei veicoli. Nei comuni con una popolazione superiore ai 30.000 abitanti e in quelli che hanno aderito volontariamente al protocollo, le restrizioni si fanno più severe. Nello specifico, è attivo il divieto di circolazione per le seguenti categorie di veicoli:

  • Autovetture a benzina di classe Euro 0 e Euro 1.
  • Autovetture diesel di classe Euro 0, 1, 2, 3 e 4.

È importante sottolineare un dettaglio tecnico di non poco conto: il divieto si applica anche ai veicoli diesel Euro 4 dotati di Filtro Anti Particolato (FAP) efficace, così come a quelli che aderiscono al servizio MoVe-In (Monitoraggio dei Veicoli Inquinanti). Quest’ultimo, pur consentendo una percorrenza limitata ai veicoli più vecchi, viene sospeso durante le fasi di emergenza smog, a dimostrazione della gravità della situazione.

Un Problema Complesso: Fisica dell’Atmosfera e Impatto Antropico

Dal punto di vista scientifico, la dinamica del PM10 nel bacino padano è un fenomeno complesso, un perfetto esempio di interazione tra la fisica dell’atmosfera e l’impatto delle attività umane. La conformazione orografica della Pianura Padana, chiusa tra Alpi e Appennini, favorisce condizioni di stagnazione atmosferica, specialmente durante la stagione invernale. L’inversione termica, un fenomeno per cui l’aria fredda e densa rimane intrappolata negli strati più bassi, agisce come un coperchio, impedendo la dispersione degli inquinanti emessi da traffico, riscaldamento, industrie e agricoltura. In questo contesto, anche una riduzione temporanea delle emissioni, come quella ottenuta con le misure di emergenza, può essere cruciale per evitare il raggiungimento di picchi di concentrazione pericolosi per la salute umana. La mia esperienza nel campo della fisica applicata mi ha insegnato come questi modelli siano fondamentali per prevedere e, si spera, mitigare gli effetti di tali fenomeni.

L’auspicio è che le condizioni meteorologiche possano venire in aiuto, con l’arrivo di piogge o venti in grado di “pulire” l’aria. Tuttavia, la vera sfida rimane quella di lungo periodo: una transizione verso una mobilità più sostenibile, come quella elettrica che ho studiato a fondo al Politecnico, e un’efficienza energetica degli edifici che riduca la necessità di riscaldamento. Solo così potremo passare da una gestione emergenziale a una soluzione strutturale del problema.

Di davinci

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